Cosa è l’adozione? Come nasce? Perché una coppia vuole adottare?
Il motivo più diffuso per cui si ricorre all’adozione è semplice: l’impossibilità di avere un figlio naturale.
La casistica è andata sempre più aumentando per via dell’aumentata età in cui si decide di avere figli, in quanto troppo spesso l’entrata nel mondo lavorativo avviene in età sempre più avanzata, oppure per l’attesa di avere una certa stabilità economica, oppure per dare precedenza alla carriera professionale.
Parte di queste coppie possono optare per un percorso di fecondazione artificiale, che potrebbe non concludersi con un caso di successo.
Altre coppie invece, per ragioni etico religiose, ritengono di non poterlo o volerlo intraprendere.
A motivare un’adozione può però anche essere la volontà di allargare la famiglia, magari già avendo dei figli “propri”, pur avendone le possibilità biologiche. Magari non si è disposti a sopportare un’ulteriore gravidanza, o peggio, un’altra gravidanza potrebbe risultare rischiosa per la salute.
O semplicemente perché ci si sente di vestire la casacca del buon samaritano e “voler fare del bene”, salvando qualche bambino bisognoso.
Ho conosciuto una ragazza, e non credo sia l’unica, che si sentiva in obbligo di adottare un bambino come dovere morale, per aver abortito in giovane età, e per attenuare questo senso di colpa che si portava appresso da molti anni.
Per tutti questi motivi, e probabilmente per molti altri, si arriva all’ adozione. E si intraprende un percorso irto di ostacoli, di attese, di visite mediche, di visite domiciliari, di preparazione alla genitorialità, sia generale che con il focus verso quella adottiva.
Qualcuno dovrà giudicare se la coppia richiedente sia in grado o meno di provvedere al mantenimento di uno o più minori, in termini di solidità economica (ma questa ormai, al mondo d’oggi chi la può garantire), ma soprattutto in termini di capacità genitoriale.
Superato questo percorso, si può procedere con la richiesta formale, da inoltrare verso un tribunale dei minorenni il quale la analizzerà ulteriormente per dare o meno l’idoneità.
Con la sentenza di idoneità si può procedere con la messa in lista d’attesa sul circuito nazionale, anche su più tribunali di province diverse da quella alla quale si è fatta domanda oppure si può intraprendere la strada dell’adozione internazionale, affidando la sentenza ad una delle decine di Enti autorizzati ad operare in tal senso.
Ma questo è solo un iter burocratico che, anzi, va controllato verificando la legislazione vigente al momento di avviare il percorso.
Un’informazione così, piatta, non rende giustizia al percorso psicologico che la coppia si trova a dover vivere. Innanzitutto pochi paragrafi qui scritti si traducono in mesi, dall’avvio alla sentenza, in anni di attesa logorante, che soprattutto in un percorso internazionale possono diventare tre, quattro, cinque anni (e intanto la coppia invecchia).
Per chi ha concluso l’iter adottivo, questi tempi di corsi, visite, tribunali, attese, documenti da produrre e da apostillare (nell’internazionale) rimarranno soltanto un ricordo, faticoso sì, ma che viene poi somatizzato grazie al risultato che è davanti ai suoi occhi.
Mentre lo si vive è però una sofferenza continua che ti avvicina più volte al voler abbandonare tutto.
E spesso per chi abbandona, o per coloro ai quali l’idoneità non viene nemmeno concessa, è un durissimo colpo, tale che talvolta si conclude con il tagico fallimento anche del progetto familiare, arrivando purtroppo anche alla separazione.
Fortunatamente noi rientro nei “casi di successo”, dal punto di vista dell’iter, e questo ci consente di dare dei contributi in modo sereno, pur non dimenticando le sofferenze patite, che in certi momenti hanno portato anche noi sul punto di abbandonare.
Chiunque si avvicini a questo percorso avrà delle domande, come ad esempio le seguenti:
- perché devo essere giudicato idoneo da qualcuno?
- perché devo fare degli incontri con psicologi, assistenti sociali, medici legali?
- perché non posso decidere l’età, il numero o addirittura le caratteristiche somatiche dei figli che voglio avere?
- perché debbo essere sottoposto a tutto ciò quando invece, se fossi stato in grado di avere figli biologici, nessuno avrebbe fatto storie, anche fossi stato un pazzoide criminale?
La risposta è semplice: l’adozione NON è un contratto per soddisfare il tuo desiderio di genitorialità. Ma proprio no!
L’adozione è un atto di responsabilità che mira a salvaguardare un minore in stato di abbandono, per garantirgli il diritto ad avere una famiglia: è sacrosanto il compito delle Istituzioni di valutare e selezionare le famiglie che possano essere in grado di accogliere lo specifico minore, rapportando quelle che sono le specifiche esigenze e le disponibilità della coppia. Non ci si può permettere che un bambino, già segnato dalla vita, venga consegnato ad una persona “sbagliata”, è un rischio che deve essere azzerato del tutto, non c’è spazio per altri errori!
Quando hai capito questo, hai capito tutto. E allora ti vengono dubbi, il punto di vista cambia totalmente. Ti cospargi il capo di cenere e inizia a porti tante domande: se sarai in grado di venire incontro al figlio che ti verrà affidato, se saprai accogliere un bimbo di 5 o 7 o 10 anni, o più di uno, se saprai curare le sue patologie, sa sarai in grado di lenire le sue ferite che quei pochi anni di vita gli hanno già riservato…..E allora inizi a fare tesoro di quello che gli psicologi e gli assistenti sociali ti avranno raccontato.
E capisci che i corsi e gli incontri ti procurano una presa di consapevolezza, grazie alla condivisione della gestione delle problematiche più disparate, che tornano utili per i problemi quotidiani che dovrai affrontare con i figli. E la maggior parte dei comportamenti e delle tecniche non sono così specifici per il figlio adottivo, ma valgono per qualsiasi famiglia, sarebbero utilissime (le proporremmo anzi come obbligatorie) per chiunque decidesse di voler mettere su famiglia, qualunque fosse la modalità.
Non è la soluzione per creare la famiglia perfetta, anzi, con questi corsi magari si diventa cintura nera di teoria delle tecniche educative…ma poi nella pratica si sbaglia e si continua a sbagliare. Però la consapevolezza acquisita fa sì che a mente fredda si riesca ad analizzare tali sbagli, e le modalità per cercare di rientrare sui corretti binari. E chissà che il fulcro della società torni ad essere la base per sperare in una società migliore.
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