Il Sindacato Italiano Visto dalla C.I.A.

Recensione alla presentazione del libro di Raffaele Romano

 Raffaele Romano attraverso il F.O.I.A. (Freedom of Information Act) ha la possibilità di consultare e pubblicare documenti top secret della C.I.A. e del Dipartimento di Stato statunitense.

Se un Paese non conosce la Storia non sa da dove viene, non comprende il presente e quindi, cosa ancor più grave, non è in grado di costruire il futuro.

Utilizzando molti documenti declassificati provenienti dalla CIA e dal Dipartimento di Stato, Romano presenta uno studio autorevole anche sull’O.S.S. (Office of Strategic Services) ovvero il servizio segreto da cui nacque anni dopo la CIA.

A capo dell’O.S.S. in Italia durante la seconda guerra mondiale e negli anni successivi vi fu un italo americano Max Corvo che, in un suo libro, offrì un quadro dettagliato del lavoro della Sezione di intelligence segreta italiana, del suo rapporto con altre parti della comunità dell’intelligence e dell’impatto delle sue operazioni sulle relazioni italo-americane del dopoguerra. Ciò premesso il saggio copre un arco temporale che va dagli anni ’30 agli anni ’80 del XX secolo con particolare attenzione ed una grande quantità di materiale ritrovato e poi desegretato inerente al periodo che va dal 1941 al 1951 in Europa ed in Italia e che afferisce al mondo sindacale italiano ed europeo. Quasi certamente i critici antiamericani tout court potranno sobbalzare all’affermazione che Romano scrive in copertina: “questo libro lo si è potuto scrivere, come il precedente “Andreotti Craxi e Moro visti dalla CIA”, solo in virtù della forza della democrazia statunitense.” In particolare al forte ed intoccabile “diritto all’informazione” da parte di ogni singolo cittadino anche se non americano. Il periodo è contrassegnato da due fenomeni: la democrazia esportata da Washington ad ovest dell’Europa e quella delle Repubbliche Popolari esportata da Mosca a Est dell’Europa. In tutte le sedi dei loro incontri Churchill, Stalin e Roosevelt, sia durante che dopo la fine del conflitto, non facevano altro che discutere per dividersi il controllo e le sfere di influenza prima sulla Europa e poi sul resto del mondo. Quindi all’interno della guerra se ne aprì un’altra, più cruenta e invisibile ai più, quella fra gli apparati di sicurezza per il controllo di Paesi che sarebbero ricomparsi sul proscenio mondiale in funzione del dominio economico commerciale dei vincitori. In Italia, come in altri Paesi europei, si dovette scegliere fra il mondo capitalistico americano o quello della collettivizzazione dei sovietici. Per fortuna la maggior parte scelse il libero mercato e ciò determinò scelte dolorose e anche sopraffazioni e a queste scelte coraggiose si deve il grande lavoro svolto da Achille Grandi e Giulio Pastore. Purtroppo in Italia molti fra sindacalisti e politici non compresero da quale parte stare e si fecero offuscare nel rivolgersi ad oriente piuttosto che ad occidente. Il libro esamina la documentazione riguardante anche lo Short Military Armistice, il vero atto di armistizio e di resa incondizionata, in 12 punti del 3 settembre 1943 prima dell’8 settembre 1943 col quale, nonostante gli sforzi dei badogliani, l’Italia non venne accettata come alleata, bensì nell’ambiguo ruolo di cobelligerante infatti divenne alleata solo il 4 aprile del 1949 quando ufficialmente entrò nella NATO. In estrema sintesi il libro è uno spaccato storico di quanto accaduto in quei terribili 50 anni del XX secolo. In primis un’analisi sugli errori politici del partito socialista e di Nenni, in particolare, che si lasciò irretire da Togliatti in un patto d’unità d’azione fino al 1956 e che consegnò il suo partito ad un ruolo ancillare e subalterno sia interno che internazionale e che solo l’avvento di Craxi e dei socialisti quarantenni nel 1976 ribaltò. Poi c’è il filo rosso dei socialisti riformisti nel sindacato che, guidati da Bruno Buozzi, rimisero in piedi l’unità sindacale firmando il “Patto di Roma”. I misteri legati all’uccisione di Buozzi che, molto probabilmente, poteva essere salvato e gli attacchi documentati dei comunisti contro la forte leadership del Buozzi. La pressione statunitense con la fattiva collaborazione del sindacato USA in Europa ed in Italia affinchè Francia, Grecia ed Italia mettessero in piedi un sindacato anti comunista e l’enorme rete di spionaggio con doppi e triplici giochi ed il forte ruolo degli italo americani impostò la politica internazionale dopo il 1943 e la lotta a tutto campo con lo scoppio della Guerra Fredda e la scelta di campo in cui stare. Il ruolo di doppiogiochista di Domenico De Ritis che era stipendiato dall’OVRA, tutore ed amico dei Matteotti e iscritto al PSI. Tutto attraverso molti documenti riprodotti che rovesciano in toto falsi storici come quelli legati alla nascita della CISL e della UIL in cui il vero finanziato a suon di milioni dagli USA fu la CISL di Giulio Pastore mentre, contro la vulgata comune, gli americani erano contrari alla nascita di una UIL socialista in quanto Nenni faceva una politica che scavalcava a sinistra Togliatti. Dalle ceneri del riformista Bruno Buozzi passando per Italo Viglianesi fino ad arrivare a Giorgio Benvenuto si evidenzia che la forza del vero riformismo italiano, in contrapposizione al massimalismo dogmatico che non ha mai consentito la nascita di un grande movimento socialista come in tutti gli altri Paesi occidentali, fu quello dei sindacalisti socialisti italiani.

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