Verona – Si è tenuta venerdì 04 Ottobre, a Verona presso la Casa Circondariale di Montorio, la cerimonia di premiazione del Premio Castelli:
“La speranza è un bene prezioso, una luce che accompagna e sostiene, soprattutto nei momenti più difficili”, afferma Paola Da Ros, Presidente Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli.
“E in questo luogo, dove la libertà è limitata, il nostro desiderio è che nessuno perda mai questa luce” e aggiunge: “Il Premio Carlo Castelli non si limita a offrire uno spazio di riflessione e espressione per i detenuti, ma prosegue nel tempo, grazie ai progetti di reinserimento sociale sviluppati in collaborazione con le istituzioni.
Con il contributo in denaro che eroghiamo per ciascuno dei tre premi oltre alla somma che spetta al vincitore, ogni anno realizziamo tre progetti.
Il primo premio di questa edizione finanzierà un importante progetto di reinserimento nel mondo del lavoro per i ristretti del carcere di Brescia che hanno finito di scontare la loro pena; il secondo aiuterà i giovani dell’Istituto per Minori di Catania, il terzo premio andrà a favore delle attività dell’Ufficio Distrettuale di Esecuzione Penale Esterna di Pisa”, dichiara la Presidente Paola Da Ros.
Al termine dell’incontro tre detenuti hanno testimoniato il cambiamento avuto nel tempo di reclusione grazie al sostegno dei volontari e alle attività rieducative organizzate nel carcere di Verona Montorio. Tra di loro c’è anche chi ha composto dei brani e, chitarra in mano, ha deliziato i presenti.
Non sono mancati momenti di commozione e di gioia anche per chi rende possibile il funzionamento di questa complessa struttura. Un particolare ringraziamento va alla direttrice, Dottoressa Francesca Gioieni, agli educatori, al corpo della polizia penitenziaria e a tutto il personale.
I racconti vincitori della XVI Edizione del Premio Carlo Castelli sono stati:
Primo Classificato: “Sì, c’è ancora un domani”racconta il grido di una coscienza che, nel lento trascorrere del tempo, si interroga, medita, riflette, soffre, al cuore bussa la colpa per quanto compiuto, si eleva e guarda alla propria e altrui vita con occhi nuovi. Occhi di speranza perché “Tutti hanno il diritto di avere una seconda possibilità”. Occhi privi di ogni forma di giudizio e condanna, perché, come afferma l’autore “Anche il più specchiato e morigerato potrebbe incappare in un errore fatale”. Occhi volti al bene, capaci di vedere dietro i gesti quotidiani del personale di sorveglianza “Uomini che fanno il loro lavoro con dedizione, con impegno e professionalità lasciando ampio spazio anche a doti di innata umanità”.
Secondo Classificato: “Acque tempestose” descrive la rinascita di chi, grazie alle acque turbolente vissute nella cella di un penitenziario, ha riconquistato lentamente la propria umanità soffocata per anni da una terribile avidità. Un male che lo ha condotto sino in carcere: “Mi sono macchiato di un reato finanziario. Sono stato soverchiato dai miei demoni. Demoni interiori che mi hanno reso avido di potere, che mi hanno reso diverso, cinico, che mi hanno tolto il meglio di me stesso”, scrive l’autore.
Oggi Giovanni, forte delle sue nuove consapevolezze, può ricominciare a guardare al futuro con speranza, a “Fare programmi e quando oggi mi si chiede “come ti vedi fra cinque anni?” so bene cosa rispondere”.
Terzo Classificato: “Cecità” è la storia di chi vuole aprire gli occhi a una nuova vita dopo il lungo periodo trascorso in carcere. È la storia di chi vuole continuare a crederci, “Non è mai troppo tardi per essere un uomo migliore e credere nel Domani che verrà”, scrive l’autore. È il racconto di chi vuole tornare a onorare un padre che non c’è più e che, dal buio della sua cecità fisica, ha sempre saputo infondergli amore cogliendo ogni sfumatura del suo cuore. È la storia di chi vuole iniziare a camminare, riappropriandosi dei valori ricevuti sin da piccolo. È la storia di chi vuole “tornare a vederci davvero” ponendosi sotto la potente protezione di Santa Lucia.
La XVII Edizione del Premio letterario Carlo Castelli ha riaffermato il potere della scrittura come uno strumento fondamentale per i detenuti, un ponte tra il loro mondo interno e l’esterno.
Sabato 5 ottobre nel Teatro Nuovo di San Michele a Verona si è concluso l’incontro: “Dialogo in punta di cuore” con toccanti testimonianze di alcuni ristretti. Sì è affrontato il tema della Giustizia riparativa e del reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro, con il coinvolgimento della società civile.
La Dottoressa Stefania Zambelli, assistente sociale e responsabile Area Misure e Sanzioni di Comunità UDEPE Verona, ha illustrato i nuovi percorsi di Giustizia Riparativa sottolineando l’importanza di mettere in contatto le vittime con i colpevoli accompagnandoli con percorsi di avvicinamento.
Tra gli ospiti della mattina, il professor Sergio Premoli, psicanalista e formatore, che ha invitato a non confondere mai l’uomo con il reato commesso.
Un’attenzione particolare è stata dedicata ai sentimenti delle vittime e dei loro famigliari, e si è ragionato su come aiutarli a gestire il dolore e ad avvicinarsi, dove possibile, ad una dimensione di perdono.
Don Paolo dal Fior ha portato il suo vissuto di cappellano del Carcere di Verona Montorio e ha raccontato episodi di straordinaria umanità registrati nella casa circondariale.
Alto il coinvolgimento del pubblico che ha gremito il teatro ed ha partecipato attivamente con interventi e domande da cui è emersa la forte la consapevolezza che l’aiuto non deve limitarsi ad un sostegno materiale, ma deve arrivare dritto dal cuore.
Come di consueto al termine della manifestazione è avvenuto il passaggio del testimone: l’edizione numero XVIII si celebrerà nella Casa Circondariale di Brescia – Canton Mombello nell’ ottobre 2025.
Leave a Reply