
A volte si ascoltano notizie che ci rimangono in testa. I motivi possono essere molteplici, uno dei più potenti riguarda le notizie che sconvolgono la nostra visione del mondo. Infatti, per quanto atroci le tragedie oggi in atto, ancor più tragicamente esse attraversano l’intera Storia dell’umanità, così come tutte le parabole ascendenti e discendenti di persone, popoli ed eroi. Anche le novità e le curiosità, sia pure ghiotte, sono abbastanza frequenti e, conseguentemente, non sorprendono più di tanto. Ma quando si tratta di qualcosa che non può fare a meno non solo di cambiare le nostre vite, ma anche l’idea che abbiamo di noi stessi, le nostre priorità, il nostro percorso su questa terra, allora il discorso è diverso. Da diversi giorni provo questa sensazione riguardo ciò che ha dichiarato ripetutamente (e non è solo) Elon Musk: fra circa 5 anni ci saranno i robot umanoidi personali.
Anche io sono abbastanza vecchio da ricordare la vita nello scorso millennio e da aver provato l’effetto futuristico procurato dalle date con il 2000 davanti. E’ fin troppo ovvio ricordare “2001: Odissea nello Spazio” (1968). Se però, a decenni dall’uscita del libro e del relativo film, il mondo ivi annunciato ci appare ancora come (almeno in parte) fantascientifico e nella realtà i fatti si sono svolti diversamente, le dichiarazioni di oggi non costituiscono un’ipotesi o una profezia, ma un annuncio, quasi una pubblicità! Ora, pur tenendo i piedi per terra e ricordandosi che non bisogna farsi prendere dal panico, pena peggiorare la situazione, come faccio a non pensare che il mio futuro mi sia appena stato rubato? E dico rubato, sì, perché nulla della mia educazione, a casa o a scuola, mi ha preparato a qualcosa di simile, tanto meno nei dettagli. Fino alla maturità ho usato gessetti sulla lavagna e scritto sulla carta, recandomi a lezione dopo le solite peripezie dovute ai mezzi pubblici e al traffico, con la speranza, anzi, l’aspettativa non solo di poter mettere in pratica presto quello che stavo imparando ma di sprigionare la persona che finalmente sarei diventato. Insomma, c’erano il corpo, la mente, l’anima, il tempo e lo spazio. E un pò di fortuna! Esattamente, cosa resta di tutto questo se l’intero mondo sarà presto ricoperto da robot umanoidi dall’intelligenza sovrumana e collegati a distanza tra di loro, distribuiti capillarmente su tutta la Terra fin dentro alle nostre stanze mentre dormiamo? Perché mentre tutti sembrano concentrarsi sulla possibilità che i robot si ribellino (data da Musk al 20%) o che invece ci emancipino dal lavoro, io non posso fare a meno di pensare che tutto quello che ho fatto finora e tutto quello che vorrei fare non avrà più senso in un mondo con i robot, per il semplice fatto che esistono. Non si potrà più essere persone nel modo in cui lo intendiamo oggi e, sia pure con enormi differenze, lo abbiamo inteso per migliaia di anni.

Il mio non vuole essere allarmismo ma una semplice serie di constatazioni informate. Se già oggi la nostra società è sconvolta dagli smartphone, che potremo fare nel 2030 quando avremo in casa un manichino infinitamente più intelligente e fisicamente forte di noi? Andasse anche tutto per il meglio (improbabile), esattamente in cosa consisterebbero a quel punto le nostre giornate? Come farebbero, i robot, a non privare di significato e di scopo ciò che ci renderebbero (apparentemente) più facile? Invece di pensare ai virus e ai Russi, forse dovremmo concentrarci su questi argomenti.

Non può mancare la nota cinematografica! Direi che a questo punto diventa obbligatorio ripensare al film “Io, robot” (2007), tratto da una serie di libri inaugurata da Isaac Asimov addirittura nel 1950 e per di più ispirata da autori ancora precedenti. Il film è ambientato nel 2035: forse avremmo dovuto prenderlo più sul serio.
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