
Il concetto di Chiesa sinodale” è antico, infatti la parola sinodo viene dal greco syn-hodós, “camminare insieme”. Dunque la Chiesa discerne e decide insieme, con ruoli diversi ma in relazione reale (Popolo di Dio, Vescovi, Papa), ascoltandosi e ascoltando lo Spirito Santo.
Negli ultimi anni, questa parola è diventata il tema del percorso sinodale 2021–2024 concluso con un Documento Finale (ottobre 2024) che parla di sinodalità come “dimensione costitutiva” della Chiesa e insiste su prassi concrete come la “conversazione nello Spirito” e il discernimento comunitario.

Nei primi secoli, la Chiesa ha usato spesso sinodi locali per custodire la fede, correggere abusi e mantenere unità tra comunità. La sinodalità è stata una forma concreta di comunione tra Chiese, prima ancora che diventasse un termine “tecnico”.
La storia della Chiesa è infatti piena di momenti “sinodali” (concili, sinodi, assemblee). Ma col tempo – tra complessità storiche, distanza geografica, centralizzazione, conflitti – la partecipazione effettiva di tutti i livelli è diventata meno visibile.
Il Concilio Vaticano II riporta al centro la Chiesa come Popolo di Dio e chiarisce la collegialità episcopale: i vescovi sono in comunione tra loro e col Papa, e questa comunione è strutturale.Nel 1965Paolo VI istituisce il Sinodo dei Vescovi con il motu proprio Apostolica sollicitudo (15 settembre 1965), per rendere più stabile la collaborazione dei Vescovi col Papa nel governo pastorale della Chiesa universale.
A distanza di cinquant’anni ,con l’Episcopalis communio (15 settembre 2018), Francesco rafforza l’idea del Sinodo come processo ecclesiale, con fasi di ascolto e discernimento che coinvolgono più ampiamente il Popolo di Dio.
Nel sinodo che si è concluso nel 2024 è chiaramente esplicitato che la missione non è “cosa del clero”, ma di tutti i battezzati. Nel Documento Finale , infatti, si può leggere: il Popolo di Dio è soggetto dell’annuncio e ogni battezzato è chiamato a essere protagonista della missione.
Il Codice di Diritto Canonico prevede strutture che sono già sinodali:
Sinodo diocesano (cann. 460–468): assemblea convocata dal Vescovo per il bene della diocesi.
- Consiglio pastorale diocesano (can. 511): per studiare, valutare e proporre conclusioni pratiche sull’azione pastorale.
- Consiglio pastorale parrocchiale (can. 536): se il Vescovo lo ritiene opportuno, è lo spazio ordinario di corresponsabilità nella vita parrocchiale.
La “Chiesa sinodale” quindi, indica uno stile antico e sempre attuale: camminare insieme nel discernimento, ascoltando lo Spirito Santo e la realtà concreta del Popolo di Dio. L’essere sinodale della Chiesa affonda le radici nella prassi biblica (Atti 15), nella vita della Chiesa antica e viene rilanciata dal Vaticano II attraverso l’ecclesiologia di comunione e la collegialità episcopale. Oggi la sinodalità è chiamata rispondere a diverse sfide come:
- ricostruire fiducia,
- superare il clericalismo,
- valorizzare la responsabilità battesimale
- rendere la Chiesa più missionaria.
Il percorso sinodale contemporaneo chiede di tradurre questa visione in metodi e strutture concrete:
- ascolto,
- “conversazione nello Spirito”,
- consigli pastorali efficaci,
- processi decisionali trasparenti.
La sinodalità, quindi, non è un parlamento ecclesiastico, ma una conversione di mentalità e di prassi.
Il suo criterio finale è la missione:
- una Chiesa più evangelica,
- più credibile,
- più capace di servire.
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