Commento al libro “L’Ultima Frontiera del Passato” di Benigno Passagrilli

Edito da “la Bussola”

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Il volume di Benigno Passagrilli contiene fantasia, divertimento, messaggi, inviti, parabole: tante generose intenzioni. Ci possiamo ragionare sopra e tirarle fuori dalla “caverna” per usare quella immagine (e metafora) che immediatamente si propone all’inizio del suo racconto – che sarebbe però sbagliato trattare soltanto come un racconto, quando piuttosto è un’esortazione al bene, in forma romanzesca.

 La narrazione è difficile da classificare, sin dalla copertina. Infatti, il sottotitolo recita: “Un romanzo di fantascienza e di archeologia”. Ma non esiste un genere letterario che comprende fantascienza ed archeologia, due tematiche poste agli estremi, non soltanto nel senso cronologico: la fantascienza è tutta immaginazione, l’archeologia è tutta concretezza. Dunque, sin dall’inizio l’autore ci impegna fermamente nella comprensione del suo dire, che è ardimentoso e sfida sin dalla copertina il senso comune.

Per capire meglio quel che leggiamo, risulta spesso utile la classificazione secondo i generi letterari. In questa prospettiva risulta evidente che l’esortazione al bene è minoritaria nelle forme espressive umane e nella narrativa in particolare. La rappresentazione del male supera di gran lunga la rappresentazione del bene; basta aprire un giornale o accendere una televisione per avere conferma.

Ci sono tante approssimazioni al bene, ma perfino nel campo religioso, dopo i sacri testi fondativi la narrazione morale si sviluppa poco, in proporzione. “L’esortazione al bene” è un elemento centrale o trasversale a molti testi, basti pensare alle vite dei santi, a Dante e a Manzoni, ma ha una definizione argomentativa molto tecnica, come il concetto di parenesi e i topoi omiletici del Nuovo Testamento. Nelle Facoltà di Teologia e nei Seminari, l’omileticainsegna a predicare la parola di Dio.

2.

Benigno Passagrilli ha scritto a prima vista un avvincente romanzo di esplorazione, oltre che di archeologia e fantascienza. Racconta una storia che comincia con il professor Adamo (un archeologo di esperienza pluriennale), il pastore Gervaso e il suo cane, Bello. Accidentalmente, percorrendo un tratturo abruzzese, viene scoperta una caverna, nascosta dietro un ciuffo di rovi, dentro la quale si scopre un’altra caverna di dimensioni enormi, nella quale presto si riversa una squadra di speleologi, capitanati dal professor Adamo. La scoperta è avvenuta grazie soprattutto al fiuto potentissimo del cane da pastore; come a dire che l’intero ordine creaturale è mobilitato, anche gli animali: Bello abbaiando ha coinvolto tutti, fino ad aprire un buco e a calarsi nella caverna, scavando e spostando rocce per poter entrare. All’interno di quest’ultima c’è una grande sorpresa.

Tra cunicoli abbozzati e un crepaccio circondato da arbusti, ispezionando la caverna, si rinviene un’astronave con extraterrestri bonari, riattivati dal provvidenziale intervento umano. Raccontano perché sono finiti nella caverna, provenienti da un altro mondo intergalattico, nel quale erano successe cose assai brutte, che li avevano indotti a scappare, portando però un patrimonio di conoscenze strabilianti. Nasce un rapporto di amicizia, di fiducia e di collaborazione. Avviene uno scambio di doni: quelli dati agli extraterrestri permettono a loro di iniziare il viaggio di ritorno; quelli fatti agli esseri umani permetterebbero un’evoluzione prodigiosa. Con una condizionale. In cambio dei loro regali meravigliosi gli extraterrestri chiedono che non avvenga sulla Terra quanto avvenuto purtroppo nel loro mondo d’origine; chiedono, in breve, che quei doni portentosi non siano usati per pochi o per arricchire pochi. Invece, dicono che NESSUNO PUO’ ESSERE LASCIATO INDIETRO nella sofferenza, nel dolore, nella malattia. Senza una preliminare decisione comune in proposito, le colossali capacità rivoluzionarie dei doni non si possono attivare. Il racconto nasce lungo i pascoli leggendari dell’Abruzzo, si sviluppa tra cunicoli misteriosi e tecnologie sconosciute, giunge fino a New York e all’ONU, dove viene messa ai voti la collaborazione tra le due civiltà. Non posso spoilerare il prosieguo delle vicende.

La trama è infittita di mirabolanti visioni, digressioni, intermezzi, come l’apparizione di Marta (dotata di speciali capacità sensitive), le capacità rigenerative di quintali di miele, varie ingegnerie delle curvature dello spazio e varie sospensioni ectoplasmatiche di vita sospesa. In sintesi, è una narrazione dalla quale gente come Steven Spielberg o George Lucas potrebbe tirare una fiaba avvincente e un interminabile sequel.

Non c’è lieto fine, purtroppo, nella narrazione di Benigno Passagrilli, e questa è una differenza che conta, da sempre. Il primo tempo della fantascienza moderna, ancora fino a Isaac Asimov e Arthur C. Clarke, era ottimista. Poi è arrivata la fantascienza ironica e piuttosto scettica della serie di Douglas Adams, la Guida galattica per gli autostoppisti, con i suoi consigli surreali per esplorare la galassia. Adesso è il tempo di una fantascienza che risente da un clima da fine del mondo, come per vari motivi si può facilmente pensare nel 2025. Infatti, un simbolo di questa annata culturale sono stati i “viaggi alla fine del mondo” di Sam Wolfe e le enigmatiche peregrinazioni oratorie di Peter Thiel, che, tra wikipediate e ciattageppeterie di vario genere, negli Stati Uniti sono stati i viaggi più commentati, discussi, interpretati del 2025 (forse più di quelli di Trump). Peter Thiel ha insistentemente ricordato l’Anticristo; questo è il clima.

3.

A ben vedere, tuttavia, nel suo miscuglio anche di opposti, come fantascienza e archeologia, pastorizia e ricerca scientifica,questo libro di Benigno Passagrilli è anche un libro di viaggio, in un senso specifico. Nel genere infinito della letteratura di viaggio, che comincia con Odisseo e Gilgamesh, un pizzico di quel che noi chiameremmo oggi fantascienza c’è sempre stato. Ulisse incontra esseri straordinari che sono in un certo senso extraterrestri.

Come avviene a Ulisse, gli astronauti di Benigno Passagrilli sono arrivati sulla Terra perché stavano scappando: non sono semplici viaggiatori. Infatti, dicono, il viaggiatore si distingue dal turista innanzitutto perché sa da dove scappa non dove vuole arrivare. Questa determinazione della fuga (o del disagio nella casa natia) come motivazione di tanto viaggiare si ritrova anche nella più comune saggezza. Basti pensare ad una delle più celebri meditazioni su viaggio e viaggiatori. Un viaggiatore si era sperduto nella campagna irlandese. Incontra un contadino e gli chiede: “Qual è la strada per Dublino?”. Il contadino risponde: “Beh, io non partirei da qui”.

Esplorazione, viaggio e fantascienza spesso si congiungono. Basti pensare ad un grande autore come Mark Twain: è considerato tra i fondatori della letteratura di viaggio, per suoi libri come InnocentsAbroad, e,grazie ad un’opera del 1889, A Connecticut Yankee in King Arthur’s Court, viene comunemente indicato anche tra i fondatori della letteratura di fantascienza, precedendo di poco H.G. Wells che scrive opere chiave come The Time Machine nel 1895 e The War of the Worlds nel 1898. Non mi inoltro ulteriormente su questo terreno, perché tra gli specialisti è agguerrito il dibattito: alcuni diranno che indubbiamente il capostipite non è H.G. Wells, ma Jules Verne; altri ribatterebbero che invece il capostipite è Edgar Allan Poe con il suo viaggio sulla luna del 1835. Altri replicherebbero citando allora Ariosto e così, all’indietro, in una regressione senza fine, che ha senso soltanto per gli eruditi e per gli appassionati.

Nel viaggio il punto di partenza e le ragioni della partenza (e della fuga) sono sempre state fondamentali. Così anche è in Benigno Passagrilli: i suoi viandanti nel bosco sono chiamati ad un appuntamento con la possibilità di essere buoni. Saranno puntuali individualmente, mentre il resto dell’umanità è invece abbastanza indietro. Quella caverna fa pensare alla caverna più celebre dell’immaginario filosofico occidentale: quella del mito platonico, con esseri umani diffidenti e ignoranti.

4.

Per quanto detto sopra, possiamo infine concludere che il romanzo di Benigno Passagrilli, oltre che essere un racconto di esplorazione e archeologia, viaggio e fantascienza, appartiene al genere dei moralitytales: è un invito morale. Questo è il suo messaggio: un’esortazione al bene, una finestra immaginaria sul bene che sarebbe possibile. Con una conclusione finale sulla nostra impreparazione attuale.

L’intreccio tra generi letterari non può sorprendere. Come abbiamo visto, Mark Twain è considerato tra i fondatori sia della letteratura di fantascienza sia della letteratura di viaggio, eppure è normalmente considerato un illustre esponente del romanzo di formazione, il Bildungsroman – se pensiamo soprattutto a un’opera come Huckleberry Finn, che segue concettualmente e interiormente la maturazione morale del protagonista. Nelle scuole di tipo liceale degli Stati Uniti, The Adventures of Huckleberry Finn è incluso nei programmi di studio da oltre il 70 % degli istituti.

Il tema morale non soltanto è il finale a sorpresa del nostro volume; alla fine si comprende che sin dall’inizio l’intera narrazione voleva portare a quel punto finale (che, ripeto, non voglio spoilerare). Quando gli extraterrestri affermano che NESSUNO PUO’ ESSERE LASCIATO INDIETRO, nella sofferenza, nel dolore, nella malattia, essi non fanno che riproporre il noto Principio Vincenziano, sintesi dell’opera caritatevole di San Vincenzo de’ Paoli che in Francia fondò la Compagnia della Carità, nel 1617. Era un centro di assistenza ai più bisognosi di quel tempo, rinnovazione della povertà di Cristo. Sono extraterrestri tutti quelli che ci invitano al bene e siamo noi umani abbastanza sordi d’orecchio? Nella prospettiva vincenziana, accogliere la proposta del Vangelo significa riscoprire la propria umanità e la propria umiltà. Il Vangelo ci fa entrare in un mondo nel quale trionfa un annuncio disarmato e disarmante.

Insomma, Benigno Passagrilli ha inscenato un viaggio intergalattico per portarci quasi sotto casa: nella “Compagnia Solidale a San Basilio”. E soprattutto nell’ambulatorio, un presidio di supporto medico che è attivo da oltre quattro anni a Roma nella parrocchia di San Basilio. Un esempio luminoso di generosità professionale. Lavorando in équipe, medici e volontari offrono cure gratuite alle famiglie in difficoltà economica, dai bambini agli adulti. Una sfida al materialismo e all’individualismo, in piena sintonia con questo volume. Alla riuscita di un vero progetto caritatevole hanno dato in molti un gran sostegno, a cominciare da don Stefano Sparapani che è il Parroco di San Basilio, dal Consiglio Centrale di Roma della San Vincenzo De Paoli, dalla Conferenza San Pio da Pietrelcina e dai tanti che permettono ogni giorno una cura a chi altrimenti non se la potrebbe permettere.

Secondo i maggiori specialisti, raccolti da Alain Dieckhoff nel recentissimo Radicalitésreligieuses. Aucœur d’une mutation mondiale, dall’India a Israele, dagli Stati Uniti al Brasile, starebbe emergendo una tendenza di fondo del XXI secolo:una radicalizzazione della fede su scala globale. Un esempio è il bagno rituale nelle acque del Gange che è stato compiuto dal primo ministro indiano Narendra Modi, in occasione della festa induista della Kumbh Mela. Si dice: forme religiose estremiste stanno ristrutturando lo spazio della ragione pubblica, in ogni continente.

Non esistono soltanto le radicalizzazioni e gli estremismi; esiste una sommessa dimensione della fede nella quotidianità.  Non ci sono soltanto gli eroi della giustizia, della patria, della libertà. Ci sono gli eroi della quotidianità. Il Cristianesimo è stato un evento immenso e unico perché ha tentato e tenta di coinvolgere tutti nell’apprezzamento di una dimensione comune dell’umanità: l’apertura alla solidarietà, senza distinzioni di razza, di genere, di ideologia. Inevitabilmente esistono la sofferenza, il dolore, la malattia, ma tutti possiamo fare qualcosa nel tentativo di “non lasciare nessuno indietro”.

Il prof. Francesco SIDOTI insegna criminologia e sociologia nell’Università di L’Aquila; è uno specialista di devianze, open source intelligence, investigazione criminale. Nell’Università di L’Aquila ha fondato e presiede il Corso di laurea in Scienze dell’Investigazione.

Per avere il libro ed aiutare l’ambulatorio di odontoiatria solidale di Sab Basilio in Roma gestito dalla Parrocchia e dalla San Vinceno De Paoli romana

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