della Prof. Dott. Maria Berardi
In verità io vi dico se non sarete convertiti come una piccola creatura, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque umilierà sé stesso come questa piccola creatura, questo sarà il più grande nel Regno dei cieli.
(Mt 18,1 – 10)
Questo è l’insegnamento di Gesù che ci invita a ribaltare qualunque gerarchia di specie e a non fare del male e a non uccidere gli animali e ad averne compassione. Gli animali sono doni del Signore e l’uomo è il loro custode, questi non vanno maltrattati ma curati, come il pastore con le sue pecore come troviamo in Ez 34,16 e hanno in sé un “soffio di vita” donato da Dio stesso. Inoltre sono maestri di vita e di saggezza e di fedeltà, infatti insieme all’ Angelo Raffaele sarà un cane ad accompagnare e seguire Tobia nel suo viaggio Tb 6,1.
Una frase attribuita a San Francesco d’ Assisi recita: “Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che trattano nello stesso modo i simili”. Ancora, Giovanni Paolo II° durante l’udienza generale del 10 Gennaio 1990 sottolinea che alcuni testi “ammettono che anche gli animali hanno un alito o soffio vitale e che l’hanno ricevuto da Dio”. Pio XII° in precedenza ribadisce di evitare “inutili crudeltà sugli animali”. Paolo VI° in un suo discorso afferma che “un giorno rivedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo”.
Gli animali quindi, anche all’interno della Chiesa, sono visti come compagni di viaggio, posti accanto a noi per accompagnarci nel lungo cammino che è la vita. L’uomo infatti non esiste senza il suo mondo e il mondo esiste per volontà di Dio come dimora comune. Potrei fare tante altre citazioni ma in questo universo creato dall’ armonia Divina ciò che conta è “il cuore” è lasciare parlare l’anima, tirar fuori da sé stessi il soffio vitale nella sua interezza.
L’ho fatto molti anni fa in un momento di dolore e debolezza in cui tutte le mie sicurezze razionali di uomo non bastavano a risolvere il problema della malattia di mia madre che la stava portando inesorabilmente alla fine della vita. L’anoressia era la strada più breve per farla ricongiungere al suo amore, a mio padre perso prematuramente. L’affetto e la cura verso una piccola creatura sarebbe stato l’ultimo tentativo. Non volevo crederci ma così è stato e da quel momento ho intrapreso nuovi studi ed esperienze. Il perdono, la resilienza, l’amore incondizionato, la fedeltà sono tutti concetti basilari che le creature animali offrono in modo semplice e concreto senza giri di parole o dietrologie. Loro mi hanno insegnato un linguaggio più semplice e più limpido, quel linguaggio e quella innocenza che noi abbiamo quando siamo bambini. Quelle certezze del cuore, e che abbiamo nel nostro cuore che non hanno bisogno di prove e che ci fanno dire: “Dio lo sento, è nel mio cuore e il mio cuore è espressione di amore puro”. L’amore lo senti, lo vivi, è già esso stesso la prova e la fonte da cui è scaturita la vita.
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