La paura e la speranza.

La foto  che ho appena visto sul telefonino mi rimane per qualche attimo ancora impressa nella mente, mentre la macchina si mette in moto.  Uno strumento della moderna tecnologia che si spegne. Un altro che   prende vita.  La paura sui mercati azionari di mezzo mondo. L’angoscia dell’uomo moderno di perdere  ricchezza,  soldi, potere. Già la grande paura nel domani. Ancora qualche chilometro percorso poi quelle immagini iniziano a dissolversi. Forse sarebbe più giusto  dire che si mettono in una parte della mente. Rimangono lì in agguato. In attesa.  Ancora qualche chilometro per coprire la distanza verso un incontro di una associazione che c’entra poco con il crollo dei mercati azionari. Più che una affermazione è forse una domanda. L’associazione San Vincenzo De Paoli, Consiglio centrale di Roma ha organizzato un ritiro spirituale di due giorni in un oasi francescana. 

Una sessantina di persone riunite ad ascoltare, sarebbe meglio dire partecipare.  I temi del volontariato, dell’accoglienza verso i più sfortunati, emarginati,  chi fugge dai paesi poveri, in guerra. Guardo velocemente contento che, il telefonino sia spento.

I  volontari della San Vincenzo, decine di persone che cercano il significato del loro darsi da fare dalle parole cristiane giunte dalla bibbia, dai vangeli fino ai nostri giorni.  I sorrisi dell’accoglienza. Come abbracci fraterni. In questi lunghi anni del mio essere giornalista. Mi è sempre balenata la domanda forse un po’ provocatoria. “Ma chi glielo fa fare?”.  Aiutare gli altri. Perché?- Ricompattarsi. Mi sembra una parola inadeguata e stupida. La scaccio via mentre mi siedo ad ascoltare il primo intervento. 

Un sacerdote,  veramente in gamba, chiaro, preciso, Ogni frase,  pensiero da condividere, far propria, Un arricchimento per la mente e, soprattutto per il credere. Il perche nell’aiutare gli altri. Ma la mente fa suoi percorsi. Annulla spazi e tempi torna indietro di venti anni. Chissà perche?- Un altro religioso, stavolta un salesiano piemontese. Non faccio nessuna fatica a ricordarlo nonostante siano passati tanti anni. Padre Renato era lì in Brasile nella favelas nella città di Forteleza.  Nell’interno delle favelas brasiliane. Condizioni che gridavano vendetta, un urlo dai poveri della terra. Noi davanti a lui  giornalisti venuti dai paesi ricchi che mangiavano tutti i giorni. La sua voce che tuonava come un grido di dolore contro l’ingiustizia. “Ma voi sapete quanti soldi ci vogliono per dare case, dignità a tutta questa marea di persone”. Il tono di padre Renato che si alza se possibile ancora di più. “Il costo di due aerei militare che portano morte”. Alla faccia del pacifismo di maniera.  Allora la vide come una concretezza precisa. Adesso mi sembra quasi che il mio telefonino voglia tornate, spento, a  mandare le dichiarazioni di politici, amministratori, commenti sul crollo dei mercati di mezzo mondo mentre torno ad ascoltare nell’oasi francescana. E’ comunque bello ricevere parole concetti che dai primo cristiani sono giunti fino a noi. Sospiro pensando che ce ne davvero bisogno. Una giornata intensa. Ricca, ce ne fossero tante. Un fermarsi a riflette, Il bombardamento mediatico dell’oggi che rimane fuori, all’esterno. Non può far danni. Don Luca la sera sintetizza bene tutto ciò. Nella Bibbia, in alcuni racconti. Le porte si potevano aprire solo dell’interno. Da fuori bisognava bussare per entrare. Sorride mentre lo dice. Mi sembra che non ci sia molto da aggiungere.   Eppure la follia dell’uomo moderno è sempre lì in agguato. Oasi di pace o meno. Fa capolino. Cerca di entrare, farsi spazio non invitata fuori la porta nella stanza dove volontari uomini e donne cercar di darsi da fare. Basta un attimo.

Si parla, di informazione, criminalità, comunicazione, giustizia, immigrazioni, economia. Temi che portano divisioni, scompensi. Paura. Tanta sofferenza e paura. Bisogna tenere la barra dritta. I religiosi hanno le loro armi, Vangelo, la parola del padreterno.

La condividono come un dono da portare a chi hanno davanti. A piene mani. Forse sbaglierò ma durante le pause  dei “Lavori”. Il telefonino torna a vivere,  ci ricollega alle paure dell’oggi. Ai pericoli dell’oggi. Il direttore dell’osservatore romano. Andrea Monda, parla della speranza da non perdere. Lo fa seriamente ma, con il sorriso. Un bel messaggio. I lavori vanno avanti. Manca veramente poco alla conclusione. Prima di lasciare l’oasi francescana. Le parole di saluto del presidente Della San Vincenzo di Roma Giuliano Crepaldi. Ancora pochi istanti. Prima però osservo il direttore Andrea Monda alzarsi lasciare il suo posto  per dirigersi con il proprio telefonino, il telefoni?, verso il tavolo dei relatori. Tanti occhi lo seguono in attesa.

Un sorriso prima di rivolgersi ai volontari della San Vincenzo. “Papa Francesco è sceso a piazza San Pietro. Ha salutato i fedeli. Devo tornare al giornale”. Non rimane molto da dire tranne…..  aprire le porte dell’oasi francescana, come ha detto don Luca, dall’interno e tornare a darsi da fare affinchè la speranza vinca sulla paura.

Roma 7 aprile 2025                             

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