La simbologia dell’emancipazione femminile nei costumi del Titanic

Come Deborah Lynn Scott ha saputo dipingere la ribellione e la consapevolezza di Rose attraverso abiti da Oscar 

Nella carriera di uno stilista l’ispirazione ad un determinato periodo storico o a un movimento artistico è di fondamentale importanza per la creazione di una serie di abiti o una collezione. La foggia del vestito, il colore del tessuto, il ricamo o la stampa per decorarlo e renderlo unico nel suo genere, rappresentano un vero e proprio linguaggio attraverso il quale veicolare dei messaggi artistici e sociali.

Nella mia formazione professionale sono stato educato a prendere ispirazione da pittori o da opere d’arte per la creazione dei mei abiti, sia nell’alta moda, sia nel prêt-à-porter. Avendo avuto la fortuna di collaborare in passato con nomi prestigiosi come Sorelle Fontana, Pino Lancetti, Raniero Gattinoni, Gianni Versace e Laura Biagiotti, per i quali ho realizzato svariate idee ispirate alla storia dell’arte, ho potuto “toccare con mano” quale preziosa fonte d’ispirazione sia la storia dell’arte: ad esempio, per me, sono stati spunti artistici fondamentali le visite presso la Sala Della Galatea di Raffaello alla Farnesina e la collezione ispirata ai Vizi e Virtù della Cappella Degli Scrovegni a Padova. 

Sono convintissimo che sia esattamente questo processo che guidi uno stilista anche nel lavoro di creazione di costumi di scena per il teatro o per il cinema, in cui gli abiti devono non solo rievocare un’epoca o rendere verosimile una scena, un accadimento, ma devono anche rappresentare stati d’animo, emozioni, leggere e caratterizzare un personaggio. Quando tutto questo enorme lavoro viene fatto con competenza, talento, precisione massima e personalità, è possibile che si riesca a raggiungere l’apice dei riconoscimenti internazionali e sicuramente il premio Oscar è fra questi la massima onorificenza a cui ambire. 

Ecco allora come è stato possibile che la stilista e costumista Deborah Lynn Scott, lavorando ai costumi di uno dei film più importanti di fine ‘900, Titanic (1997), raccontando in modo magistrale attraverso gli abiti la storia d’amore fra Rose e Jack, abbia conquistato meritatamente la preziosa statuetta.

Ma analizziamo il tutto più nel dettaglio. 

Il film di James Cameron racconta la tragica storia del Titanic, la storia cioè dello sfortunato viaggio inaugurale del transatlantico, prodigio ingegneristico per quei tempi, inabissatosi nell’Oceano Atlantico la notte tra il 14 e 15 aprile del 1912 a causa del suo impatto contro un iceberg, come tutti ben sanno.

Questa vicenda ha da sempre colpito l’immaginario collettivo e ne sono state tratte diverse versioni cinematografiche e televisive, ma il film di Cameron rimane simbolico non solo per l’alta tecnologia usata nella sua realizzazione, ma anche per l’accurata ricostruzione storica degli ambienti, dei personaggi, delle situazioni e ovviamente dei costumi nei quali si muovono i protagonisti: una fedele e quasi maniacale ricostruzione, che è stata premiata da centinaia di premi internazionali tra cui ben 11 Oscar e la consacrazione al box office come uno dei film di maggiore incasso nella storia del cinema.

Il suo successo è anche dovuto, oltre che alla spettacolare ricostruzione del transatlantico e del suo catastrofico affondamento, dall’aver introdotto nella narrazione la storia d’amore tra Jack, un ragazzo del popolo, che si imbarca alla ricerca della fortuna nel nuovo continente, e Rose, l’ambiziosa ragazza borghese, che spera in un combinato matrimonio facoltoso per innalzare la sua condizione sociale. 

L’apporto dei costumi, in un progetto di così vasta portata è assolutamente sostanziale: è necessario descrivere i due protagonisti, soprattutto attraverso gli abiti, definire i loro caratteri, le loro personalità, i loro sogni e i loro sentimenti. 

Kate Winslet, che interpreta il ruolo di Rose, appare sullo schermo in una delle scene iniziali del film, scendendo maestosamente da una vettura nel porto di Southampton, indossando un sontuoso abito da viaggio tipico dell’epoca in tessuto gessato, ispirato ad un figurino apparso sulla rivista francese “Les Modes” del 1912, e un vistoso cappello a falde larghe (così grande da rischiare di non far uscire l’attrice dall’abitacolo della vettura). Un insieme che ben definisce lo stato sociale della protagonista in contrapposizione con l’ambiente che la circonda, composto in quel preciso momento da facchini e altri popolani che si affaccendavano per imbarcarsi anche loro sulla nave.

Durante la narrazione si verrà a scoprire che Rose, anche se benestante, non è ricca tanto quanto appare e sta compiendo questo viaggio per preparare il suo futuro e già deciso matrimonio, che la porterà ad una maggiore sicurezza economica e sociale, in quella terra dei sogni chiamata America. La ragazza tuttavia, tra convenzioni e rigida educazione, non ha vissuto appieno la sua giovane vita e, quando incontra l’affascinante Jack, interpretato 

da Leonardo Di Caprio, trova in lui e con lui quella ribellione e consapevolezza che le faranno scoprire i veri valori dell’amore e della passione che cercava da tempo. 

La sua trasformazione si rivela allo spettatore sicuramente anche attraverso gli abiti che indossa man mano che la storia d’amore viene raccontata dal film: a poco a poco, questi divengono sempre più comodi e liberi da corsetti, nastri e cinture, che costringevano non solo il suo corpo, ma anche la sua anima, fino al “liberatorio” abito sottoveste in chiffon bianco e rosa, quasi una camicia da notte, con il quale Rose affronta tutta la parte finale e drammatica dell’affondamento e del naufragio della nave, mettendo in scena una vera simbologia dei costumi atta a sottolineare, la presa di coscienza di poter sostenere con coraggio e autonomia le proprie scelte.

La costumista Deborah Lynn Scott ha ben ricostruito, negli abiti creati per i protagonisti del Titanic, tutta l’allure delle toilette dei primi anni del 1900, che ancora risentivano l’influsso della moda edoardiana ottocentesca, fatta di corsetti, merletti, strascichi e velette, per poi trasformarsi in capi più fluidi e morbidi, ricchi di intricati ricami in stile Liberty, che rendevano preziosa una donna anche se non indossava gioielli. 

Simbolico a suo modo l’abito indossato da Kate/Rose nella scena della cena di gala, un vestito da sera in raso rosso rivestito da chiffon nero ricamato in cristalli a volute floreali dalla profonda scollatura quadrata, ispirato ad un modello del 1910 custodito al Victoria & Albert Museum di Londra, che verrà successivamente usato dall’attrice anche per numerosi servizi fotografici, cosa abbastanza rara, in quanto solitamente non si usano abiti

di scena per promuovere sulla carta patinata un film.

Altro abito da sera memorabile è quello del “salto”, quando Rose cerca di lanciarsi dal parapetto della nave e viene salvata da Jack. Si tratta di un abito stile impero di un rosso pompeiano rivestito da chiffon nero ricamato da perline e giaietto tipico dell’Art Decò. A questo si succede l’abito da viaggio di seta gialla, quando cioè i due giovani si incontrano sul ponte del Titanic e Jack insegna a Rose a “sputare come un uomo”: qui viene usato questo gesto, decisamente poco elegante, proprio per affermare la conquista della libertà, dell’indipendenza e della trasgressione proprio nei confronti dell’educazione borghese ricevuta. 

Non va poi dimenticato il vestito blu indossato da Rose nella scena più romantica del film, quella del “volo” sulla prua della nave, sulle note di “My Heart Will Go On” di Celine Dion. Il capo più trasgressivo tuttavia risulterà essere la preziosa vestaglia con maniche chimono ricamate, che la protagonista indosserà prima di farsi ritrarre completamente nuda da Jack. 

I costumi da Oscar di Deborah Lynn Scott, sono stati protagonisti di diverse mostre, di cui la più incredibile è certamente quella realizzata nel 2018 presso la Biltmore House di Asheville nel North Carolina: “Glamour on board: Fashion from Titanic the Movie“, realizzata in una famosa dimora storica americana, di proprietà della famiglia Vanderbilt, già usata in diverse importanti produzioni. Le sale del palazzo, riccamente decorate ed arredate sono state il giusto scenario per l’allestimento di tale esposizione dei costumi del Titanic, fatti indossare dai funzionali manichini Bonaveri, società italiana preferita dei designer di tutto il mondo, in pose naturali, per creare un effetto dinamico e più realistico, in scenografie ispirate alle più importanti scene della pellicola di Cameron. 

Diverse versioni dei vari costumi vengono tutt’oggi battute in asta dai nomi più prestigiosi di settore, in quanto di ogni abito di scena dei protagonisti, la Scott ne fece produrre molte copie, cosicché, se si fosse rovinato irreparabilmente qualcosa, non avrebbe creato alcun problema alle riprese: ad esempio di quell’abito in chiffon bianco e lilla, ne furono fatte ben 24 copie! Abito tra l’altro, quest’ultimo, importantissimo per simbologia e significati nel film, poiché, nella sua semplicità e leggerezza, rappresenta esattamente una Rose che sceglie di vivere appieno la sua vita e di prendersi da sola tutte le responsabilità delle sue scelte, liberandosi da tutti gli obblighi e le convenzioni. Si spoglia letteralmente e visivamente delle sovrastrutture da cui era circondata e si trasforma in una donna più pratica e risoluta, pronta ad affrontare con un nuovo spirito la sua nuova vita. 

È sempre in una leggera veste bianca, che, la ormai ultraottantenne Rose, affiderà al mare il simbolo dell’amore con Jack. Gelosamente custodito per tutti quei decenni, il collier con un vistoso pendente a forma di cuore, chiamato appunto il Cuore dell’Oceano, fatto di diamanti e zaffiri, viene da Rose gettato in acqua. 

Il Cuore dell’Oceano era un rarissimo esemplare di 56 carati dal taglio a forma di cuore e dal colore blu profondo, regalato a Rose dal suo promesso sposo. Secondo la trama del film, sarebbe appartenuto al re di Francia Luigi XVI: tutti ricordiamo la mitica scena in cui Jack ritrae l’amata con addosso unicamente il leggendario collier, realizzato per il film in zirconi, dai gioiellieri londinesi Asprey & Garrard

In realtà però sappiamo che un collier estremamente simile a quello raccontato nel film è realmente esistito, ma non viaggiò mai sul Titanic, ciò nonostante, anche in questo caso Cameron si rivela geniale e profondamente informato, facendo convergere mito e realtà nella sua storia. Effettivamente vi fu una pietra preziosa a bordo del transatlantico, si trattava però di una collana con uno zaffiro circondato da diamanti, regalato da Henry Samuel Morley alla moglie Kate Florence Phillips. La coppia era partita per cercare fortuna in America, ma purtroppo Morley trovò la morte durante il naufragio, mentre la moglie sopravvisse e conservò il dono per tutto il resto della sua vita. Se però il Cuore dell’Oceano è frutto dell’invenzione cinematografica, nel 1912, quando il Titanic affondò, portò con sé negli abissi un tesoro inaudito: a bordo della nave si trovavano infatti alcune tra le persone più ricche del tempo, che viaggiavano insieme ai propri gioielli, e quando, nel 1985, venne rinvenuto il relitto del transatlantico, vennero portate alla luce anche casseforti cariche di preziosi, un vero e proprio tesoro, il cui valore è stato calcolato in 400 milioni di dollari.

Il Cuore dell’Oceano indossato da Rose comunque ebbe così tanto successo da essere replicato in numerose versioni di monili di valore: uno di questi è il collier con zaffiro di 170 carati contornato da 65 diamanti di forma rotonda, indossato da Céline Dion in occasione della notte degli Oscar del 1998, durante la performance della sua canzone “My heart will go on”, rimasta ormai indissolubilmente legata al film di Cameron. Questo gioiello fu successivamente venduto in un’asta per oltre due milioni di dollari.

In un’opera d’arte grandiosa come il film “Titanic”, ogni dettaglio diviene grandioso a sua volta per la cura e lo studio che porta con sé, ma soprattutto ogni dettaglio riesce a veicolare messaggi storico-sociali importanti e intensi, proprio come la ricchezza che riesce a lasciare nell’animo di tutti coloro che ne fruiscono.

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