La storia del Museo della lettera d’amore: un sogno lungo due vite – prima puntata

La creazione del Museo della Lettera d’Amore (MLA) è una di quelle vicende che hanno a che fare più con la materia dei sogni che con la realtà. Un incontro casuale sulla circumvesuviana, il trenino che collega Napoli a Sorrento, un abruzzese 34enne in vacanza conosce una ragazza pompeiana dai lunghissimi capelli rossi e in minigonna che torna a casa. I due intrattengono una lunga corrispondenza epistolare. Grazie alle lettere, l’amicizia si trasforma in un sentimento delicato d’amore e poi nella fiamma della passione. In una delle missive, lui disegna un enorme palazzo che ha sognato, nel quale avrebbero vissuto insieme; più tardi scopriranno che quello era il Palazzo Valignani, in cui sarebbe stato ospitato il Museo! Si sposano. Gestiscono una casa editrice. Pensano di promuovere un concorso letterario e, ricordando il loro scambio epistolare, danno vita al premio lettera d’amore, oggi alla XXIV edizione. 

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Alla prima edizione furono mille e cinquecento i testi partecipanti, provenienti da tutti i continenti, e intorno al migliaio nelle successive. Che sorpresa aprirle! Ne scaturivano profumi di pane fragrante, di cioccolato, di gelsomino, all’interno si trovavano biglie, matitine, foto, liste della spesa, forse per distrazione o per fretta di imbucarle… Si apriva ogni volta un piccolo mondo, una finestra sulla vita e sulle emozioni di sconosciuti, immaginavano le storie di quelle scrittrici o di quegli scrittori spesso improvvisati, presi dall’impeto di confessare i propri intimi sentimenti… Conservavano non solo le lettere, ma anche le buste, e, siccome la sede dell’associazione culturale organizzatrice era presso la loro casa, pian piano le stanze si riempirono… Ne accumularono pile perfino sotto il letto: nel 2009 il sisma dell’Aquila nel pieno della notte svegliò anche loro, e in quei momenti concitati di paura, pensarono di mettersi in salvo rifugiandosi sotto il letto, ma non poterono, perché era occupato dalle lettere… Disperati, la mattina dopo presero la decisione di disfarsi dei pacchi. 

-Che cosa ne facciamo?

Viene in mente loro di farne un museo. Si presentarono dal Sindaco di Torrevecchia Teatina, l’Avvocato Katja Baboro, che accolse la loro proposta con un sorriso! Fu proprio lei, insieme con poche altre persone, tra cui Leo Santangelo, a rimboccarsi le maniche e a creare l’installazione nella sala più grande, in cui le lettere, tenute da un filo, scendono dal soffitto ad altezza dello sguardo e, quando la sala è aperta, oscillano, come se volessero riprendere il loro cammino verso nuovi destinatari.

Il sogno continua, perché il Museo si arricchisce.

Tra le tante donazioni, quella delle lettere e delle testimonianze che migliaia e migliaia di fedeli da tutte le parti del mondo e in tutte le lingue trascrissero su fogli e carte di fortuna e che furono deposte accanto al feretro nel giorno della cerimonia funebre del Papa Giovanni Paolo II, San Karol! Gli scritti furono conservati dai Papaboys per conto del Vaticano e oggi sono esposte in tre sale dedicate a San Karol nel Museo. La più bella lettera tra queste è quella di un pentito di mafia che in quel giorno si convertì alla fede, rigettando la sua vita di efferatezze. 

A Torrevecchia Teatina si susseguono la Televisione polacca, quella tedesca, quella libanese, TV 2000. La notizia fa il giro del mondo…

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