Sopra un trono d’umiltà, non di potere,
con occhi che abbracciano il mondo intero,
egli cammina tra spine e silenzi,
un leone mite, dal passo sincero.
Disegno d’amore tracciato a pennello,
con rughe di luce sul viso sereno,
ha sussurrato a un’epoca incerta:
“Chi ha fede, cammina anche sul terreno più pieno.”
Non scettro, né spada, ma un ramoscello,
segno di pace e di nuovo cammino.
Ha parlato di cuori, di umanità intera,
di una Chiesa che abbraccia il destino.
Sotto il peso del tempo e del grano maturo,
ha scelto la via dei piccoli e dei giusti.
Le sue parole, leggere come vento,
ora fioriscono nei giorni più angusti.
E il disegno, non solo un ritratto,
ma eco di un’anima che ha scelto di amare.
Leone XIV non comanda, ma guida,
col volto di un padre, che sa perdonare.
“Leone XIV, La voce che non trema”

Non alzò mai il bastone del potere,
ma il cuore sì, con mani forti e vere.
Non cercò applausi né troni dorati,
ma camminò tra i giusti e i dimenticati.
Sotto la mitria, uno sguardo che sa,
che distingue il vero da ciò che svanirà.
Con parole chiare, come luce al mattino,
ha detto: “La fede non è un cammino fino.”
Ha parlato d’uomo, ha parlato di Dio,
senza mai cedere al compromesso o all’oblio.
Ha scelto il silenzio dove il rumore regna,
ma nel suo silenzio la verità insegna.
È stato un leone, ma senza ruggito,
bastava uno sguardo, un gesto pulito.
Nella sua voce, la forza della roccia,
che accoglie, perdona, ma non si accascia.
Leone XIV, padre e sentinella,
ha scritto col cuore ogni sua parola bella.
Non comandò: illuminò il cammino.
Non si impose: camminò vicino.
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