LUIGI PIRANDELLO
USCIRE DALLA FORMA.
Quando eravamo bambini, uno dei giochi più diffusi sulla spiaggia, era quello di riempire di sabbia delle formine che, poi rovesciate, somigliavano a dei piccoli quadri effimeri, con diverse immagini in rilievo. Le formine! Quanto duravano quei lavoretti? Poco, perché il materiale usato è duttile e la voglia di cambiare frenetica.
Pirandello fa riferimento alla “forma”, quando la pone in contrapposizione alla “vita”: la prima circoscrive, con tutti gli obblighi della società, la nostra esistenza, che invece, per propria natura, vorrebbe essere libera, lasciarsi modellare dal proprio poliedrico ego…invece no! Anche la mente più creativa, deve ubbidire a delle regole ataviche, a delle leggi che si sovrappongono, a dei divieti a volte contraddittori. Il desiderio di liberarsi da una routine soffocante, senza anche il conforto degli affetti familiari, fa fare delle scelte “egoistiche” a Mattia Pascal, che avendo l’opportunità di liberarsi dalla “forma” di una vita ripetitiva e non appagante a livello affettivo, accetta con entusiasmo il proprio riconosciuto suicidio, riconosciuto dalla moglie, che infatti presto si rifarà una vita. Mattia Pascal? Finalmente felice e libero? No! La società, lui non lo aveva messo in conto, ha delle regole inderogabili: dovrà crearsi un’altra forma, diventando Adriano Meis, un’altra prigione, tanto che, sconsolato, andrà a portare fiori sulla tomba del “fu” Mattia Pascal.
Noi come ci troviamo nella forma? Ne siamo consapevoli? Il gioco della vita ha le sue regole, che vanno rispettate, altrimenti un cambio di passo si può pagare caro: emarginazione, giudizi negativi e di conseguenza problemi psicologici, sfiducia nelle proprie capacità. La forma originaria si può cambiare, ma annullare no! Scelte radicali potrebbero costringerci ad un isolamento che è una fuga da tutti, senza più un nome (Vitangelo Moscarda protagonista del romanzo “Uno, nessuno e centomila”), oppure potrebbero farci classificare come folli, strani (Belluca, protagonista della novella “Il treno ha fischiato”).
Insomma non ci sono molte alternative, almeno appaganti…La vita, quella vera, libera, senza forme soffocanti è difficile da costruire, per questo siamo destinati, dalla società, ad una esistenza inautentica, in contrasto col nostro profondo volere.
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