Lingue e cultura classica, fondamentali per la formazione

Al giorno d’oggi le statistiche ci dicono che fra il liceo scientifico e il liceo classico, gli studenti, nella maggior parte dei casi, scelgono il secondo. Probabilmente tale scelta è motivata dai tempi moderni, tutti protesi alla lingua inglese, alla tecnologia e alla informatizzazione, ma c’è un aspetto che è importante da tenere presente, anche se volessimo auspicare ad una modificazione degli aspetti istituzionali della istruzione.

Abbiamo voluto raccogliere su questo il racconto e il pensiero della Professoressa Laura Polcaro, che è in pensione, ma che ha dedicato la sua intera vita all’insegnamento. 

“Per tutta la mia vita mi sono dedicata all’insegnamento e l’ho fatto sempre nei licei classici, insegnando greco e latino. Sono nata in un paesino della Basilicata che negli anni ha visto un grande sviluppo per quanto concerne le istituzioni scolastiche. Infatti nel mio paese natale, Lauria, quando ero ragazzina io c’erano solo le scuole elementari e per poter frequentare le scuole medie inferiori, mi sono dovuta spostare in un paese del Cilento e poi a 13 anni con la famiglia ci siamo trasferiti a Roma, dove ho frequentato il liceo classico Giulio Cesare e poi l’Università. 

Ho voluto raccontare questo per riagganciarmi a quanto sto per dire. Infatti oggi a Lauria ci sono tutti i gradi di istruzione e persino qualche facoltà universitaria. Questo per dire che c’è tanta sete di cultura, anche nel meridione. Sono tornata ad insegnare in questi luoghi quando fui chiamata al liceo classico di Sapri e, lì, ho potuto vedere quanto fortemente fosse sentito il bisogno di conoscenza della cultura greco-romana, ossia delle nostre radici culturali. Avevo studenti non solo figli dei notabili, ma anche di pescatori e agricoltori, che non volevano rischiare di perdere la cultura delle nostre radici che risiedono nel mondo antico, nel mondo classico. Proprio nel modo di pronunciare alcuni termini italiani nel meridione troviamo la vicinanza alle nostre radici. Ad esempio il termine “zio”, che noi pronunciamo con la “z” morbida, è il greco “theios” (fratello del padre) pronunciato esattamente come lo pronunciamo noi nell’Italia centro meridionale. La nostra lingua italiana infatti non è altro che l’evoluzione della lingua latina. Di recente ho comunicato a mia sorella, dottoressa ricercatrice del CNR , anche lei in pensione, una nozione che è stata una scoperta, come lo sarà per la maggior parte di coloro che leggeranno questo articolo. Infatti una delle parole che usiamo comunemente nelle nostre conversazioni e che usiamo spesso anche come intercalare è “magari”, questa famosa espressione che la mia vecchia nonna lucana pronunciava “maccari” è il vocativo dall’aggettivo “macarius” (beato, felice).

Un altro esempio, ma già più conosciuto, è la parola “Chiesa”, che altro non è che il latino “Ecclesia”, unione dei fedeli, sia intesa come luogo, sia come istituzione. 

Tutto ciò per comunicare quanto è importante e bello conoscere il greco, oltre che il latino e quanto sarebbe utile anche per le persone che divengono ‘importanti’ per la società, come ad esempio i medici, a cui infatti sarebbero molto più familiari i termini del loro mestiere che sono di origine greca. Una volta infatti, tutti coloro che volevano diventare medico, facevano il liceo classico, oggi invece molti di coloro che vogliono perseguire questa professione studiano al liceo scientifico. 

Mi è piaciuto tanto insegnare e l’ho fatto sino allo scorso anno, privatamente dopo che ho trascorso 44 anni nel liceo classico statale. Oltre all’amore per la lingua greca e la lingua latina, ho molto amato le culture antiche e la conoscenza delle civiltà. Difatti la civiltà greco-romana è costitutiva non solo della nostra cultura, ma anche della nostra mentalità, del nostro modo di essere ed è fortemente legata alla religione cattolica e cristiana. 

Credo profondamente che, anche al giorno d’oggi, una buona formazione liceale sia importantissima. Non intendo con ciò esprimere strani sentimenti di superiorità, che non albergano minimamente in me. Oggi, tra l’altro, abbiamo fortunatamente tante persone che provengono addirittura da altri continenti ed è fondamentale far conoscere loro la nostra cultura e noi conoscere la loro. Porto l’esempio della mia cara colf tunisina i cui nipoti, che hanno avuto un pochino di disponibilità economica, sono venuti a conoscere Roma è l’hanno visitata bene. Non solo, sono andati anche nella Basilica di San Pietro e hanno assistito ad una cerimonia. Negli anni passati un musulmano non sarebbe di certo entrato in una chiesa cattolica. Ho voluto raccontare questo semplicemente per dire che non si può diventare persone colte senza la conoscenza della civiltà greco-romana dalle sue origini. 

Sono sinceramente rammaricata del fatto che oggi il liceo classico sia scelto meno rispetto al liceo scientifico, anche se devo dire che al mio tempo il liceo classico era deficitario di alcune cose delle quali oggi sento la mancanza di conoscenza.

Ad esempio, il mio amato liceo classico Giulio Cesare, dove io ho studiato, solo nel ginnasio affrontava una lingua straniera, che a quel tempo era il francese e trascurava molto l’insegnamento delle materie scientifiche. Alla mia età, oggi, mi sento tagliata fuori dalla civiltà moderna, che invece mi piacerebbe tanto conoscere, in quanto è tutto basato sulla lingua inglese e su elementi scientifici ed io su entrambi purtroppo sono molto ignorante.

Auspico però che gli insegnanti delle superiori oggi abbiano una mentalità moderna, non passatista, ma che oltre alle materie più ‘strumentali’ all’oggi, facessero conoscere, oltre che la lingua latina, almeno quella, anche la civiltà classica. 

Per me è fondamentale proprio per la completa formazione degli studenti una adeguata conoscenza di chi siamo e del perché lo siamo. Io ho cominciato a studiare latino all’età di 10 anni e la mia vita è stata questa. 

Amo la conoscenza delle civiltà antiche, come di quelle moderne e mi stupisco di come persone colte contemporanee non capiscano la interconnessione tra le culture e l’uguaglianza degli esseri umani, in termini di ragione e di diritto. 

Io sono condizionata dagli studi di una vita, ma credo che conoscere le lingue sia importante, quante più lingue si conoscono e meglio è!

E anche la lingua inglese, se guardiamo bene, ha molti termini di derivazione latina, come ad esempio “revolution”. Sono veramente molti i termini che si potrebbero portare ad esempio, come i molti usati nella medicina e per molti di questi è intuitiva l’origine latina, seppure cambia molto la pronuncia.

Tirando le conclusioni di questo mio intervento credo che non si possa prescindere per una persona colta dalla conoscenza innanzitutto della cultura antica e del pensiero dei grandi filosofi greci e latini come Socrate, Platone e Seneca, solo per fare pochi esempi. E non si può non conoscere anche la lingua delle nostre origini, non si possono infatti non conoscere il latino e il greco, almeno per noi italiani. Mi chiedo: come si può essere colti senza conoscere Orazio e Catullo?

Quando insegnavo al liceo classico nel ginnasio era necessario trasmettere la lingua greca e la lingua latina, che mi piaceva molto e nel triennio mostravo un mio “vizio”: facevo molta poesia e meno prosa. Mi piaceva tanto la poesia antica, perché pur essendo zitella, le poesie d’amore mi piacevano veramente molto e mi avvicinavano ai ragazzi, che in quella fascia di età erano molto interessati. 

Voglio raccontare qui di una idea che ebbi quando insegnavo al liceo ginnasio statale Terenzio Mamiani di Roma, dove alla didattica si aggiungevano anche tante cose in più.

Decisi di musicare un’Ode di Orazio, anche se sapevo benissimo che purtroppo noi non conosciamo la musica dell’antica Roma, ma conosciamo bene la metrica. Così musicai la famosa Ode “Carpe Diem” che cantai in coro con gli con gli studenti, che si sono divertiti molto. Ho sempre fatto molta poesia: vuoi mettere un Catullo o un Orazio con un Tacito così difficile?

Il mio amore per il mondo classico mi ha forgiata e mi piacerebbe molto che la bellezza e l’armonia della sua conoscenza pervada ancora i nostri giovani, cosicché  il futuro riparta dallo splendore del passato. 

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