Quasi 5 milioni di Italiani vivono la povertà alimentare sulla loro pelle

di Federico Giannone, Presidente Fondazione Opera Divin Redentore ETS

Il peggioramento della condizione economica impone delle soluzioni che vedano una collaborazione fattiva fra Governo, Enti locali e mondo dell’associazionismo

La situazione della povertà alimentare in Italia sembra più vicina a quella dei paesi in via di sviluppo che a quella dei nostri vicini europei. Non è una affermazione esagerata e allarmistica ma semplicemente una reazione derivante dai dati contenuti nel quinto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid.

Da questo rapporto risulta che nel 2023 sono 4,9 milioni gli italiani – ovvero l’8,4% della popolazione over 16 – che non hanno potuto permettersi un pasto completo ogni due giorni. L’impossibilità di mangiare fuori casa con parenti o amici almeno una volta al mese ha riguardato invece 2,9 milioni di persone, cioè il 5,8% degli italiani sopra i sedici anni. Si tratta di una crescita di un punto percentuale dei tassi di deprivazione materiale e sociale (500mila persone per ciascun indice) rispetto al 2022 e un’inversione di tendenza dopo anni di calo.

A salire del 40% sono anche gli aiuti alimentari distribuiti negli ultimi 5 anni. In termini assoluti, il Lazio è secondo solo alla Campania per numero di persone in condizione di deprivazione alimentare materiale o sociale. Dopo aver registrato una lieve flessione nella percentuale tra il 2019 e il 2021, nella regione il numero è tornato a crescere nel 2022, e seguendo i dati preliminari nazionali del 2023, è molto probabile che questo dato possa crescere anche a livello regionale.

Vale la pena di puntualizzare che la povertà alimentare è un fenomeno a più dimensioni influenzato da istruzione, condizioni abitative e accesso al mercato del lavoro e ha conseguenze materiali e psicologiche gravi su adulti e minori.

Per essere chiari ed immediati bisogna tenere conto che la deprivazione alimentare materiale significa l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni; quella sociale è il non potersi permettere di mangiare fuori casa con amici o parenti almeno una volta al mese. In Italia, tra il 2019 e il 2022, la deprivazione alimentare materiale era scesa dal 9,9% al 7,5%, mentre quella sociale dal 6,9% al 4,8%, un risultato a cui hanno contribuito le misure come il reddito di cittadinanza introdotte a partire dal 2019. Tuttavia, nel 2023, la loro diffusione è aumentata di circa 1 punto percentuale, raggiungendo l’8,4% – 4,9 milioni di persone sopra i 16 anni – per la deprivazione materiale e per quella sociale il 5,8% – 2,9 milioni di italiani. Ciascuna voce sale di circa 500mila unità: nel 2022 erano stati infatti 4,37 milioni (il 7,5% della popolazione con almeno 16 anni di età) per la deprivazione materiale, mentre erano 2,4 milioni (4,8%) per quella sociale.

Il peggioramento riflette la crescente vulnerabilità delle famiglie italiane, aggravata dall’erosione del potere d’acquisto e dall’insufficienza delle politiche adottate per contrastare il fenomeno. Tra il 2019 e il 2023, il numero di chi riceve aiuti alimentari Fead (Fondo di aiuti europei agli indigenti) tramite enti del terzo settore dislocati in tutta Italia è aumentato del 40%, passando da 2,08 milioni a quasi 2,91 milioni di beneficiari (dati ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro). L’incremento ha riguardato tutte le Regioni italiane ad eccezione del Friuli-Venezia Giulia dove il dato è stabile, con variazioni significative tra i diversi territori. Nella regione Lazio, le persone raggiunte dagli aiuti alimentari sono passate da 194.207 del 2019 a 266.685 del 2023, un incremento del 37,3%. La quota di minori di 16 anni raggiunta dagli aiuti alimentare nella regione ammontava a 59.556 nel 2023, rispetto ai 49.310 del 2021.

Nel solo Comune di Roma, nel 2023 gli aiuti alimentari hanno raggiunto 152.572, un dato in calo rispetto ai 162.615 del 2021. Rispetto ai minori di 16 anni, nella capitale sono stati 31.909 quelli raggiunti dagli aiuti nel 2023, in aumento rispetto ai 28.996 del 2021.

Ma quali iniziative possono mettere in campo il Governo, gli enti locali, il Terzo Settore e tutto il mondo del volontariato per contrastare per contrastare la povertà alimentare in Italia. Basta partire da misure già attive in molti Paesi europei e in qualche realtà locale italiana come il rafforzamento dei programmi di assistenza alimentare. Vale a dire espandere iniziative come i buoni pasto per le famiglie a basso reddito e i programmi di distribuzione di cibo in collaborazione con associazioni e organizzazioni del terzo settore. O la creazione e il sostegno alle “Banche Alimentari” favorendo il recupero di eccedenze alimentari da supermercati, ristoranti e aziende per distribuirle alle famiglie bisognose.

Ugualmente importante può essere finanziare e promuovere la creazione di mense sociali gratuite o a basso costo nelle aree più colpite dalla povertà, in collaborazione con enti locali e associazioni, introdurre corsi di educazione alimentare nelle scuole e nelle comunità per insegnare come alimentarsi in modo sano e sostenibile con budget limitati.

Ulteriori politiche di contrasto alla povertà alimentare potrebbero passare anche dalla promozione di progetti di agricoltura sociale e orti urbani, che offrano accesso a cibo fresco e stimolino la partecipazione comunitaria nelle aree più vulnerabili, dalla creazione di mercati locali e solidali dove gli agricoltori possono vendere direttamente i loro prodotti a prezzi calmierati, rendendo frutta e verdura fresca accessibile alle famiglie con reddito basso, dall’offerta di ulteriori sgravi fiscali a produttori e commercianti che donano alimenti invenduti, incentivando le aziende a contribuire alla lotta contro la povertà alimentare.

Ugualmente efficace potrebbe essere sostenere iniziative locali di solidarietà alimentare come il finanziamentodei progetti delle associazioni di quartiere e delle organizzazioni di volontariato che offrono supporto alimentare a livello comunitario, migliorando la rete locale di distribuzione del cibo e il finanziamento per la diffusionedegli empori solidali, dove le famiglie in difficoltà possono ottenere beni alimentari gratuitamente o a prezzi simbolici, in base alle loro esigenze.

Si tratta di spunti per politiche sociali già sperimentate in molte realtà europee e da alcuni enti locali italiani che hanno dato risultati importanti a fronte di impegni finanziari modesti.

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