Salone Nautico di Genova, tra certezze, sogni e speranze

Nel pomeriggio del 24 settembre, si è conclusa la 64° edizione del Salone Nautico di Genova. L’evento organizzato da Confindustria Nautica al Waterfront Levante e alla Marina della Fiera, ha offerto il consueto ricco programma di incontri istituzionali, dibattiti e workshop dedicati al mondo della nautica.

Le aspettative. tra l’immancabile passarella dei politici di turno, l’inevitabile pioggia e problemi logistici, per questa ennesima edizione del Salone Nautico di Genova, pur nelle evidenti difficoltà strutturali, sembrerebbero essere state rispettate. I numeri d’altronde sono eloquenti 120.864 visitatori registrati alle ore 14 del 24 settembre con un +2,19% rispetto al 2023.

Il Salone Nautico di Genova negli ultimi anni è notevolmente migliorato, in simbiosi con l’evoluzione e lo sviluppo delle infrastrutture che lo ospitano: l’evento funziona assolutamente meglio rispetto agli anni bui successivi alla grande recessione.

Nelle parole del presidente dei “Saloni Nautici” Andrea Razeto c’è tutta la soddisfazione per un settore che nelle tante incongruenze e ritardi normativi nazionali, in un quadro generale di stagnazione economica, continua a crescere: “Il primato della nautica ‘made in Italy’ nel mondo è consolidato da oltre venti anni. Nel 2023, la leadership globale nella produzione italiana di superyacht ha registrato +21% rispetto all’anno precedente detenendo il 51% degli ordini globali: una imbarcazione su due nei mari del mondo è Made in Italy”. “In questo quadro – rilancia Andrea Razeto – il Salone Nautico è lo strumento che da sempre ha sostenuto e amplificato la spinta all’internazionalizzazione del settore, facendo conoscere all’estero i nostri valori. Con questo obiettivo, il programma condotto con Agenzia ICE ha visto l’organizzazione di collettive di aziende italiane e la presentazione della 64esima edizione del Salone Nautico a livello mondiale a Düsseldorf, Miami, Dubai, New York per la NY Design Week, Southampton, Amburgo. In attuazione al Piano di Promozione del Made in Italy del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, un programma di incoming porterà al Salone Nautico di Genova i più importanti operatori del settore e della stampa estera specializzata, provenienti quest’anno da oltre 30 differenti Paesi di tutti i cinque continenti”, ha concluso.

Marina Stella, direttore generale di Confindustria Nautica, evidenzia come: “Il 2023 è stato il settimo anno consecutivo di crescita a doppia cifra della nautica da diporto italiana, una crescita robusta e solida di cui siamo orgogliosi. Sono cresciuti sia il fatturato, con una doppia cifra che non pensavamo di poter raggiungere, sia l’occupazione”.

Sotto tale prospettiva, lo sforzo fatto dai “Saloni Nautici” è certamente encomiabile: 220 mila metri quadrati di esposizione fra mare e terra, 1.030 imbarcazioni in mostra, 100 novità, 30 première mondiali, 23 espositori stranieri in più come prova e testimonianza del taglio sempre più internazionale che si vuole dare al Salone di Genova. Molto apprezzate dai visitatori sono state le 3855 uscite di prove in mare un format inaugurato nel 2023, ed i 125 tra convegni e workshop.

Tuttavia, scendendo nel particolare, il Salone ha offerto sfumature ben diverse: i molti visitatori interessati alla vela non hanno certamente gradito la scelta del Salone nel preferire barche a motore a discapito della vela, un trend che accomuna le ultime edizioni del Salone. L’offerta di motoscafi e gommoni era straordinariamente superiore all’offerta di barche a vela, per altro limitata anche nelle classi: la barca a vela più piccola presentata al Salone è il Maxus 35. Del tutto assenti sono risultate le derive, una tipologia di barche fondamentali per le scuole nautiche, anch’esse assenti nel Salone.

La cantieristica francese è stata la più rappresentata al Salone 2024, seguita dai principali cantieri tedeschi ed una rappresentanza residua della cantieristica italiana.

Nonostante la supremazia della cantieristica francese, i catamarani in esposizione erano solamente dieci, unità che non rispecchiano un settore in grande fermento.

I sogni: gli argomenti dei convegni e workshop proposti quest’anno dal Salone, per la maggior parte sono stati incentrati sulla sostenibilità green del settore nautico, e sulla necessità di una responsabilizzazione di tutta la filiera della nautica. Il primo motore fuoribordo green al mondo, presente al Salone è targato Yamaha Motor Corporation: il fuoribordo è stato sviluppato da Yamaha con Roush e con Regulator Marine. L’importanza di una filiera green nel mondo della nautica è tutta nelle parole di Joan Maxwell, presidente di Regulator Marine: “se non cerchiamo una nuova fonte, non la troveremo. L’innovazione inizia ponendo domande. Crea un po’ di scompiglio, ma in fin dei conti dall’innovazione nascono cose interessanti. In futuro, quando progetteremo le imbarcazioni, se questo prototipo si dimostrerà quello che pensiamo, potremmo creare scafi pensati per ospitare questi serbatoi di idrogeno”.

Sulla base di un recente studio, commissionato dall’International Council of Marine industry Associations (ICOMIA), intitolato “i percorsi di decarbonizzazione per l’industria della nautica da diporto”, la Ricardo plc, società di consulenza ingegneristica leader a livello mondiale, ha esaminato le tecnologie di propulsione di nove comuni imbarcazioni da diporto per confrontare l’impatto delle emissioni di gas serra, costi finanziari, prestazioni, autonomia e le implicazioni infrastrutturali esterne. Così come per ogni settore industriale, lo studio ha rilevato che non esiste una soluzione ottima e raccomanda una diversificazione di tecnologie al fine di abbattere le emissioni di carbonio nel settore della nautica.

Secondo il sito PropellingOurFuture.com, le imbarcazioni da diporto rappresentano meno dello 0,1% delle emissioni di gas serra, in particolare lo 0,7% delle emissioni di anidride carbonica (CO2) dei trasporti negli Stati Uniti e lo 0,4% delle emissioni di CO2 dei trasporti in Europa. Grazie agli sforzi concentrati all’interno dell’industria nautica, negli ultimi due decenni, il solo settore della nautica da diporto statunitense ha ridotto le emissioni dei motori marini di oltre il 90% e aumentato l’efficienza del carburante di oltre il 40%.

Tuttavia nel confronto tra gli operatori del settore, ed i rappresentati delle istituzioni, si evidenzia la consueta carenza di coordinamento che affligge la “transizione mondiale”: a fronte di un’industria dinamica, capace e pronta ad innovare, vi sono istituzioni lente ed incapaci nell’aggiornate regolamenti ed infrastrutture. D’altronde nelle parole stesse dei rappresentati delle istituzioni intervenuti non si colgono idee precise nel merito, se non i soliti buoni propositi di circostanza.

Speranze: cosa ci lascia la 64° edizione del Salone Nautico di Genova. Certamente negli anni il Salone Nautico di Genova è divenuta una manifestazione più gradevole, la logistica e la viabilità sono migliorare, ed il progetto di riqualificazione dell’intera area, per lo più ancora incompiuto, ci rende speranza sulle prossime edizioni: che il Salone di Genova possa diventare il salone nautico più importante d’Europa.

L’aver trascorso tre giorni in Fiera, mi ha permesso di poter osservare come i “Saloni Nautici” e “Confindustria Nautica” potrebbero e dovrebbero cercare altre fonti di reddito che non siano legate esclusivamente alla vendita di spazi agli espositori; un approccio propositivo, innovativo, dinamico.

L’allestire aree dedicate esclusivamente a derive e natanti di piccole dimensioni, scuole di vela, con scontistiche importanti, permetterebbe d’intercettare un serbatoio di giovanissimi visitatori da formare e disciplinare alla nautica del futuro. La presenza di giovani visitatori è ancora troppo limitata, e questo credo sia un ostacolo all’internalizzazione del Salone di Genova. Un approccio in tal senso certamente comporterebbe maggiori rischi nel breve termine, ma sono certo che renderebbe maggior prospettive sulla sostenibilità futura del sistema nautico ed una fonte consolidata di reddito per i “Saloni Nautici”.

La speranza che vi possa essere un cambiamento radicale nell’approccio delle istituzioni, e della psicologia sociale del paese verso il mondo della nautica. L’Italia offre 8.300 km circa di costa a fronte di una superficie di 301.340 km quadrati: questo ci rende la nazionale con la proporzione minore d’Europa. La posizione centrale nel mediterraneo rendere l’Italia un hub perfetto: un monopolio naturale non replicabile da nessun paese del mondo. Una possibilità di sviluppo industriale sterminata, ed un effetto spillover dovuto all’indotto su tutta la filiera industriale italiana.

Tuttavia i porti e le marine sono ancora poco sviluppati, vecchi ed inefficienti; una cantieristica per lo più frammentata, in un settore dove l’economie di scala sono determinanti per uno sviluppo industriale sostenibile nel tempo.

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