Questa sera, aprendo le mail della mia Associazione Villaggio del Cuore, leggo, per l’ennesima volta, con immensa tristezza lo sfogo di una persona che giornalmente, oltre a dover combattere con la propria malattia, è costretto a subire il duro scontro con la realtà egoista delle persone definite “Normodotate”: “Ciao mi chiamo Roberto, sono malato, soffro di celiachia da ormai 20 anni e mi sento emarginato. Mi sono abituato a conviverci, so di essere considerato un disabile e quindi rilegato nel ghetto, non mi interessa, vivo lo stesso la mia vita, vado avanti con la mia dignità, ma ultimamente mi sto stancando dell’indifferenza e della cattiveria delle persone. Mi spiego meglio, i prodotti per “noi diversi” sono in questi 20 anni cresciuti a dismisura, e per questo devo ringraziare chi ha capito la malattia, e ha deciso di investire denaro in questo campo. Quello che non capisco, che mi fa sentire estromesso, e mi fa infuriare, è il perchè ancora oggi, negli alberghi, nei ristoranti, nei bar e negli autogrill, non trovo quasi nulla per me. Anzi, per essere precisi, trovo molte etichette mostrate in bella vista con scritto rigorosamente in inglese, perchè è di moda “Gluten free”, ma alla fine, i prodotti esposti non sono altro che crackers, merendine confezionate o gallette di riso. Si, ribadisco, sono malato di una malattia non gravissima, ma invalidante, non l’ho voluta e tanto meno cercata, è arrivata come un fulmine a ciel sereno; l’ho accettata, ma non per questo devo essere discriminato o trattato con la massima indifferenza dal resto dell’umanità “normo dotata”. Ho diritto anch’io al cibo, alle leccornie!
Una domanda mi sorge spontanea: visti i prezzi assai più alti di quelli contenuti glutine, quando una persona “normodotata” acquista una semplice colazione, paga mediamente Euro 2,50; io, disabile celiaco la pago minimo Euro 4,00. Dunque vorrei far riflettere sul quesito: “quale è il cliente migliore” ?Rifletterei sul fatto che sarebbe dunque sul fatto che chi lavora nel campo potrebbe trovare anche la sua convenienza nel prendersi un pochino più cura di chi mangia alimenti senza glutine”.
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