Fede e ragione, fede e scienza, uno sguardo olistico

 Fede e ragione, fede e scienza: uno sguardo olistico Di Martina Luise La suddivisione della cultura. Un ossimoro di Giuseppe Scalabrino, edito la Bussola, maggio 2024, Roma, è un testo veramente interessante in quanto scritto da un medico che però afferma chiaramente che la scienza non riesce a spiegare tutto e che quindi dalla Fede non si può proprio prescindere. Questa riflessione emerge dalle pagine del libro che ragiona sulla impossibilità di scindere l’unità del concetto di cultura. Infatti nel volume si discute dell’impossibilità di dividere la cultura in due campi contrapposti, quella “umanistica” e quella scientifica. A tal fine, si menzionano molti intellettuali poliedrici secondo un criterio cronologico che va da Platone a Schönberg, esponenti sia della cultura occidentale sia di quella ebraica e di quella islamica. Particolare attenzione è dedicata a pensatori non-medici che si sono però occupati di questioni di medicina. Nonostante una necessaria specializzazione culturale e professionale, si giunge, in queste pagine, alla conclusione che non può essere giustificata la separazione della cultura e, che essa debba essere invece considerata solo in una visione olistica. Ci sono molti riferimenti alla fede nel libro del Professore Scalabrino, che spiega il ruolo fondamentale che essa ha nella vita: “quando ho avuto l’occasione, attraverso incontri importanti, ho cercato di capire quanto la Fede trasmessa rispondesse alle domande che mi facevo sul senso della vita. Anche perché ho capito che la ricerca scientifica non è in grado di dare risposte adeguate a queste domande. In effetti, sia sulla vita che sulla morte, il nostro sapere di ricercatori riesce a dare qualche pallida spiegazione circa il “come” mentre restiamo alquanto ignoranti rispetto al “perché “, ovviamente inteso nel suo più profondo significato esistenziale, antropologico e filosofico. Penso che chi è seriamente impegnato con la vita non possa rinunciare alla ricerca di senso e di significato. Tutti gli scienziati, in particolare i biologi, sanno anche bene quanto sia importante che una realtà abbia senso per essere riconoscibile e diventare una informazione utile. In questo senso il lavoro scientifico ha dato forza, non solo alle mie domande, ma anche supportato la ragionevolezza delle risposte che l’esperienza della Fede mi ha proposto”. L’autore sottolinea, con un bellissimo riferimento, come Fede e ragione, fede e scienza, che da sempre sono una diatriba in seno alla Chiesa, possano avere un dialogo fecondo: “Come scrive San Giovanni Paolo II nell’incipit della bellissima enciclica Fides et Ratio :<<La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità>>. La fede lungi dall’essere una zavorra, è in grado di <<provocare la ragione ad uscire da ogni isolamento e rischiare per tutto ciò che è bello, buono e vero. La fede si fa avvocato convinto e convincente della ragione>>. Anche il successivo pontificato di Benedetto XVI ha svolto molti dei punti critici di questa enciclica e poi anche la Lumen Fidei, scritta da Papa Francesco, vi si sofferma ribadendo l’armonia innata tra ragione e fede ed evidenziando che quando questa dinamica viene meno, le domande fondamentali scompaiono o sono negate e la stessa ragione si confonde. Nella enciclica Lumen Fidei è scritto: <<quando la luce della ragione non riesce ad illuminare il futuro l’uomo resta abbandonato all’oscurità e alla paura dell’ignoto>>, e questo credo descriva anche molto bene la situazione di fragilità e il drammatico disagio esistenziale del nostro tempo. Questa condizione la si potrebbe arginare con l’onestà intellettuale di un dialogo serio e realista che non censuri le domande fondamentali che ogni uomo si pone sul senso della vita. E su questo tema c’è una vasta letteratura e tante testimonianze. Anche Henry Poincarè, che non era un credente, ha scritto che:<<La scienza può farci conoscere i rapporti tra le cose, non le cose in quanto tali. Al di là di questi rapporti non c’è alcuna realtà conoscibile scientificamente. L’esperienza è la sola fonte di verità, essa sola ci può insegnare qualcosa di nuovo>>. In bocca a Poincarè, sembra una affermazione contradditoria visto che era un cultore della scienza cosiddetta sperimentale. In realtà questa sua affermazione evidenzia in modo inequivocabile il significato vero e profondo del termine «esperienza» e cioè che l’esperienza ha a che fare con l’autocoscienza stessa della persona umana. Il che significa che la sola scienza non può stabilire ciò che è giusto e ciò che non lo è senza interpellare il livello misterioso della coscienza di ogni persona”. “Pascal- spiega ancora il professore Giuseppe Scalabrino – ci ha detto che la scienza ha come scopo il sapere e la conoscenza: <<Noi conosciamo la verità, non solamente con la ragione, ma anche con il cuore>>. E la conoscenza vera è un cammino verso il bello per un bene che ci aspettiamo dalla vita. Su questo tema, nel 2008, papa Ratzinger nella sua lezione alla Università della Sapienza a Roma (mai letta perché impedito ad intervenire), parafrasando quanto ha scritto S. Agostino (“il semplice sapere, rende tristi”) ha concluso che: “chi vede e apprende soltanto tutto ciò che avviene nel mondo, finisce per diventare triste perché verità significa di più che sapere e la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene”. In questo suggestivo libro l’autore parla anche della dignità umana e risponde alla mia domanda circa il peso che questa ha nella medicina: “ha un peso fondamentale perché la medicina non è una scienza ma un’arte e occupandosi di un bene per l’uomo deve partire da uno sguardo realistico che riconosce la misteriosità stessa della vita. Erwing Chargaff, uno dei padri della biologia molecolare, ha splendidamente scritto: <<L’indecifrabilità della vita umana, dei destini dell’uomo, non potrà mai essere racchiusa in una formula. Non sappiamo che cosa sia la vita, ma ciononostante la manipoliamo come se fosse una soluzione salina di composti inorganici. Nessuno scienziato, nessuno sa cosa sia la vita, e nessuno potrà mai spiegarla. È un mistero eterno>>. Se la medicina non mette al primo posto la dignità della persona umana e il cuore di cui parla Pascal, diventa infatti solo freddo tecnicismo e perfino interesse economico e campo di affermazione tra primi della classe che si contendono il primato. In certa ricerca della cosiddetta “biomedicina” a volte la persona appare secondaria al mercato, al successo, all’affermazione del potere della tecnoscienza sulla stessa natura umana. Per questo, in copertina di questo mio testo ho messo un dipinto di Enrique Simonet che rappresenta un medico con in mano il cuore di una prostituta di cui sta facendo l’autopsia che commenta quasi sorpreso: << anche lei aveva un cuore>>.  Pongo ancora una domanda all’autore circa quanto sia lecito che si spinga la medicina affinché la dignità umana sia preservata e il professore Giuseppe Scalabrino spiega: “Non si può rispondere sinteticamente a questa domanda senza rischiare di essere generici. Bisognerebbe entrare in dettagli e considerare situazioni molto diverse tra loro che richiederebbero una precisa valutazione. Una cosa è tuttavia importante, che la medicina non si spinga a definire il senso della vita, a manipolarla illudendosi di possederla o a stabilire regole che dicano quando la vita è degna di essere vissuta. La vita è un viaggio spesso doloroso ma anche meraviglioso e soprattutto misterioso che richiede sempre rispetto”.  L’autore di questo affascinante libro, termina il suo scritto con un intero capitolo dedicato alla fede e nel domandargli come mai questa decisione proprio in un testo che parla del rapporto tra la Fede e la scienza ed è scritto da un medico, afferma: “Perché – spiega il professore Scalabrino – la vita è una relazione e accade dentro una trama di incontri e la fede comporta sempre un incontro con testimoni credibili. Ho messo per ultimo alcuni scritti relativi a incontri che per me sono stati e sono ancora decisivi per la loro testimonianza. Per conoscere, la ragione è sempre costretta ad aderire al dato reale “per fiducia” e anche in scienza questo rappresenta il punto di partenza per la successiva verifica critica. Come dice la Fides et Ratio: <<L ‘uomo, essere che cerca la verità, è dunque anche colui che vive di credenza. Nel credere, ciascuno si affida alle conoscenze acquisite da altre persone>>. I testimoni sono un elemento importante nella vita di ciascuno di noi. E come ha scritto Benedetto XVI in Spe Salvi :<<Quando uno nella sua vita fa l’esperienza di un grande amore, quello è il momento di “redenzione” che dà un senso nuovo alla sua vita>>. I testimoni che ho riportato dicono un grande amore per Cristo e per la Chiesa e raccontano di una fede vissuta in una comunione capace di generare una cultura nuova”.   Giuseppe Scalabrino, nato a Milano, laureato in Medicina e Chirurgia nel 1968 presso l’Università degli Studi di Milano, è stato professore ordinario di Patologia Generale nella Facoltà di Medicina della stessa Università dal 1986 al 2014.
Nel 1983 ha vinto il Premio Internazionale “W.C. Röntgen” dell’Accademia dei Lincei.
È membro effettivo dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere. È membro dell’”Editorial Board” di numerose riviste internazionali. È stato presidente della Commissione per la Ricerca Scientifica della Facoltà di Medicina.              

Leave a Reply

Your email address will not be published.