Il Sinodo dei Vescovi, che si è svolto nel mese di ottobre sia del 2023 che del 2024, aveva come tematica la “sinodalità ecclesiale”. Un tema veramente fondamentale, che va compreso bene. Lo spiega in maniera molto chiara Sua Eminenza, il Cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente Emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.
“I termini “sinodalità” e “sinodale” derivano dall’antica e costante pratica ecclesiale del radunarsi in sinodo. Nelle tradizioni delle Chiese d’Oriente e d’ Occidente la parola <<sinodo>> si riferisce a istituzioni ed eventi che nel tempo hanno assunto forme diverse, coinvolgendo una pluralità di soggetti” – spiega il Cardinale Coccopalmerio.
“Nell’esperienza di questo ultimo Sinodo è maturata – afferma Sua Eminenza – una convergenza sul significato di sinodalità per cui essa è il camminare insieme dei Cristiani con Cristo e prevede il riunirsi in assemblea ai diversi livelli della vita ecclesiale, l’ascolto reciproco, il dialogo, il discernimento comunitario, il formarsi del consenso e l’assunzione di una decisione.
L’attività che compendia la sinodalità ecclesiale consistedunque in: radunarsi, dialogare, discernere, decidere. La capacità di compiere le suddette attività è di tutti i battezzati.
E’ quello l’ApostoloGiovanni sì con queste parole:<<grazie all’unzione dello Spirito Santo ricevuta nel Battesimo (cfr. 1Gv 20, 20.27), tutti i credenti possiedono un istinto per la verità del Vangelo, chiamato sensus fidei”…l’attitudine a cogliere intuitivamente ciò che è conforme alla verità della Rivelazione…>>
La dote dei fedeli è, dunque, la intelligenza spirituale, per cui essi conoscono in modo spirituale, secondo il pensiero di Dio, quindi in modo vero, quale è il bene della Chiesa.
La dote della intelligenza spirituale implica il dovere di esercitarla. Per cui i fedeli manifestano ai pastori il loro pensiero spirituale, ossia una conoscenza autentica e qualificata di quale è il bene della Chiesa.
A mio giudizio è necessario insistere fortemente sul dovere dei fedeli di manifestare ai pastori il loro pensiero sul bene della Chiesa. Se i fedeli, infatti, hanno la capacità di capire spiritualmente e dunque di illuminare i pastori, hanno anche il dovere di apportare il loro contributo. Se i fedeli non avessero nessuna capacità di capire e di illuminare, potrebbero anche rimanere inattivi, ma poiché hanno tale capacità spirituale, devono risvegliarsi e agire.
Quando i fedeli manifestano in modo spontaneo il loro pensiero, i pastori hanno il dovere di ascoltarlo con sincerità e interesse, ma, quando i fedeli non manifestano in modo spontaneo il loro pensiero, i pastori hanno il dovere di richiederlo in forma autorevole. Se, per esempio, in una parrocchia un fedele o un gruppo di fedeli in modo spontaneo va dal parroco per manifestargli un pensiero sulla pastorale dei ragazzi o sulla catechesi per gli adulti e così via, il parroco ha il dovere di ascoltare con sincerità e interesse.Se, tuttavia, in una parrocchia i fedeli in modo spontaneo non cercano il parroco per manifestargli il loro pensiero su nessun problema pastorale, allora il parroco ha il dovere di risvegliare i fedeli dal torpore e di richiedere in forma autorevole che manifestino il loro pensiero su ciò che ritengono il bene della parrocchia.
Quindi, prima di arrivare al passaggio successivo della spiegazione, vorrei puntualizzare che:
-la sinodalità ecclesiale in senso specifico significa: radunarsi, dialogare, discernere, decidere.
-il discernimento ecclesiale è attuato nella così detta “conversazione nello Spirito”;
-la sinodalità ecclesiale è attuata nelle strutture di sinodalità che vanno dal sinodo dei Vescovi al consiglio pastorale parrocchiale;
-la sinodalità ecclesiale nelle apposite strutture è attuata secondo adeguati regolamenti, di cui espressione particolare è la conversazione dello Spirito.
La formazione alla sinodalità ecclesiale come sopra indicato dovrebbe essere attuata a partire dalla catechesi della iniziazione. Come, infatti, la catechesi anche per i fedeli bambini indica la capacità, il dovere e il diritto di partecipare alla Eucaristia specie alla Domenica, così potrebbe e dovrebbe indicare la capacità, il dovere e il diritto di essere soggetti di sinodalità. Per i fedeli più piccoli questo può semplicemente significare conoscere la propria parrocchia e sentirsi parte di essa.
Il passaggio successivo nella spiegazione concerne una questione assolutamente rilevante nel tema della sinodalità ecclesiale che è quella relativa al voto consultivo e al voto deliberativo.
Per facilitare la nostra riflessione prendiamo in considerazione la struttura del consiglio pastorale parrocchiale, composta dal parroco e da certi parrocchiani. In questo modo sarà infatti più semplice comprendere che non stiamo parlando di qualche cosa di astratto, ma che stiamo invece trattando una questione che riguarda tutti i fedeli.
Nel caso del voto consultivo, i parrocchiani membri del consiglio, nell’ambito di una apposita discussione, cioè conversazione dello Spirito, ricercano e quindi conoscono quale è, nel caso in esame, il bene della parrocchia e offrono al parroco il loro pensiero in forma di consiglio.
Il parroco è libero di accogliere o di non accogliere il consiglio offerto dai fedeli. Anche se dobbiamo affermare che è fortemente vincolato a causa della specialissima valenza del consultivo ecclesiale ad accettare tale consiglio.In ogni modo compie da solo, senza i fedeli, l’atto di volontà di dare attuazione al predetto bene.
Nel caso, invece, del voto deliberativo, pastore e fedeli, nel nostro esempio parroco e parrocchiani del consiglio pastorale parrocchiale, insieme ricercano e quindi conoscono quale è il bene della parrocchia. A questo punto, il parroco e i fedeli, cioè ciascuno dei membri del consiglio pastorale parrocchiale compie l’atto di volontà, cioè prende la decisione di dare attuazione al predetto bene. Esprime poi l’atto di volontà attraverso una formale votazione. Al termine della quale si raggiunge una unanimità, oppure semplicemente una maggioranza più o meno ampia.
Per capire e giustificare il voto deliberativo in modo consentaneo alla peculiare natura della Chiesa, è necessario riconoscere che nelle strutture di sinodalità il pastore ha una posizione superiore, dal punto di vista gerarchico, a quella degli altri fedeli.Per tale motivo, il voto del pastore ha un valore superiore a quello del voto degli altri fedeli. Ciò porta a concludere che nella maggioranza dei voti è necessario che sia contenuto il voto concorde del pastore. Senza di esso non c’è maggioranza.
Il Sinodo dei Vescovi, da poco concluso, sulla questione del consultivo de del deliberativo, è rimasto alla struttura del consultivo, secondo attuale normativa canonica”.
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