Il Sommo Pontefice Leone XIV, centralità di pace, amore, giustizia e famiglia

L’8 maggio si è conclusa la sede vacante e, a seguire il famosissimo “Habemus Papam”, abbiamo conosciuto il nome del Sommo Pontefice che ha deciso di chiamarsi Leone XIV. La Celebrazione Eucaristica per l’Inizio del Ministero Petrino del Vescovo di Roma si è svolta Domenica 18 maggio, giornata in cui si teneva anche il Giubileo delle Confraternite. Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo, hanno avuto luogo i riti specifici dell’inizio del pontificato: l’imposizione del Pallio da parte del Cardinale Protodiacono Dominique Mamberti, con una preghiera recitata dal Cardinale Presbitero Fridolin Ambongo Besungu, O.F.M. Cap. e la consegna dell’Anello del Pescatore da parte del Cardinale Vescovo Luis Antonio Tagle.

Questo anello, che ogni Pontefice riceve, Viene detto “del Pescatore”, perché Pietro è l’Apostolo pescatore che, avendo avuto fede nella parola di Gesù, dalla barca ha tratto a terra le reti della pesca miracolosa. Ha il significato particolare dell’anello che autentica la fede e indica il compito affidato a Pietro di confermare i suoi fratelli (cf. Lc 22,32), compito che dunque è trasmesso anche a Papa Leone XIV.

Nella Sua omelia il Santo Padre ha ricordato i tempi che hanno preceduto la Sua elezione, asserendo che sono stati periodi di particolare intensità che hanno visto la morte di Francesco e il Conclave che, come ha affermato lo stesso Pontefice, si è riunito per: “eleggere il nuovo successore di Pietro, il Vescovo di Roma, un pastore capace di custodire il ricco patrimonio della fede cristiana e, al contempo, di gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi. Accompagnati dalla vostra preghiera, abbiamo avvertito l’opera dello Spirito Santo, che ha saputo accordare i diversi strumenti musicali, facendo vibrare le corde del nostro cuore in un’unica melodia”.

Sua Santità ha proseguito con una affermazione che ha commosso: “Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia”.

“Amore e unità: queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù”-prosegue il Santo Padre Leone XIV -che nel corso del Sua omelia sottolinea anche: “[…] Questo, fratelli e sorelle, vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato. […] Fratelli, sorelle, questa è l’ora dell’amore! La carità di Dio che ci rende fratelli tra di noi è il cuore del Vangelo e, con il mio predecessore Leone XIII, oggi possiamo chiederci: se questo criterio «prevalesse nel mondo, non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace?» (Lett. enc. Rerum novarum, 21)”.

Credo che si possa leggere in queste affermazione di Sua Santità una chiara linea di amore per tutto il popolo di Dio e la volontà di adoperarsi affinché questo sentimento raggiunga e conquisti tutti nel mondo intero. Non è sicuramente una novità che un pontefice inviti all’amore fraterno, ma rappresenta invece una bella sorpresa il pensiero che il Santo Padre ci sta facendo scoprire tramite le Sue posizioni nei confronti delle diverse tematiche.

In occasione del Suo primo discorso dopo l’elezione,infatti, ci ha subito trasmesso con fermezza e amorevolezza quanto sia importante la pace, esprimendosi con le seguenti parole: “La pace sia con voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente. La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”.

Il 12 maggio il Santo Padre, in occasione dell’incontro con noi esponenti delle stampa ha espresso, poi, un altro punto fermo del Suo sentire, ossia l’importanza che Egli attribuisce alla informazione vera e giusta trasmessa dai mezzi di comunicazione di massa, rivolgendosi alla numerosissima platea di noi giornalisti e operatori dell’informazione, affermando: “Do il benvenuto a voi, rappresentanti dei media di tutto il mondo. Vi ringrazio per il lavoro che avete fatto e state facendo in questo tempo, che per la Chiesa è essenzialmente un tempo di Grazia.Nel “Discorso della montagna” Gesù ha proclamato: «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9). Si tratta di una Beatitudine che ci sfida tutti e che vi riguarda da vicino, chiamando ciascuno all’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla. La pace comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri; e, in questo senso, il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza: dobbiamo dire “no” alla guerra delle parole e delle immagini, dobbiamo respingere il paradigma della guerra. Grazie, cari amici, per il vostro servizio alla verità. Voi siete stati a Roma in queste settimane per raccontare la Chiesa, la sua varietà e, insieme, la sua unità. Avete accompagnato i riti della Settimana Santa; avete poi raccontato il dolore per la morte di Papa Francesco, avvenuta però nella luce della Pasqua. Quella stessa fede pasquale ci ha introdotti nello spirito del Conclave, che vi ha visti particolarmente impegnati in giornate faticose; e, anche in questa occasione, siete riusciti a narrare la bellezza dell’amore di Cristo che ci unisce tutti e ci fa essere un unico popolo, guidato dal Buon Pastore”.

Ed anche in occasione dell’udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede il Sommo Pontefice ha comunicato quelle che reputa essere: “tre parole-chiave, che costituiscono i pilastri dell’azione missionaria della Chiesa e del lavoro della diplomazia della Santa Sede”.

Questi tre pilastri sono: pace, giustizia e verità, le linee guida che debbono quindi essere seguite. Ed esplicitando la seconda parola, ossia giustizia, ha sottolineato un argomento fondante che è la base della esistenza umana: la famiglia.

È compito di chi ha responsabilità di governo – ha affermato Sua Santità Leone XIV – adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, «società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società» [2]. Inoltre, nessuno può esimersi dal favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato”.

In molti hanno puntato il dito sulla Sua affermazione concernente la famiglia, composta dall’unione di un uomo e una donna. Credo sinceramente che si sia perso il lume della ragione, in quanto il Sommo Pontefice della Chiesa Universale ovviamente deve indicare questa via, che è quella su cui si fonda la nostra fede e che parte proprio dalla Sacra Famiglia. Peraltro reputo che non sia comprensibile la presunzione di offesa di quanti si dicono indignati, in quanto il Santo Padre non ha usato parole di diniego verso nessuno.

Prende avvio dunque il pontificato del Sommo Pontefice Leone XIV al quale auguriamo di rimanere saldo nella saggezza che ha mostrato in questi giorni per un pontificato fecondo per la Madre Chiesa e privo di eccessi che rovinano sempre la purezza e la bellezza di qualunque azione.

Tutte le foto dell’articolo sono fornite da Vatican Media

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