Pasqua è la festa più antica e più significativa della cristianità. È infatti il momento di gioia immensa che per noi cristiani segna la Luce grande, della vittoria della vita sulla morte: Gesù morto sulla Croce per noi, risorge.
È una festa fondante della nostra fede intrisa profondamente di sentimenti forti che passano dallo straziante dolore della Crocifissione, delle barbarie di cui Gesù Cristo ha dovuto soffrire inchiodato e insultato in ogni modo dalle genti, sino all’atroce esalazione che segue l’estrema invocazione al Padre. Un dolore che non ha eguali, che lascia sgomento e lacerazione e che al contempo fa aprire i cuori a taluni che cominciano, solo allora, a comprendere chi Egli fosse. Il sentimento di assoluto sconforto e completa desolazione e disperazione accompagna tutto il Venerdì Santo e il Sabato Santo, che si ammanta di un silenzio assordante. Ma ecco che avviene il Miracolo. Come ha scritto San Paolo nella Lettera ai Corinzi, Cristo “è risorto il terzo giorno, secondo le Scritture” (15,4). E quindi la Domenica, dies Domini, Il giorno del Signore, la Luce sovrasta tutto e tutti, il sepolcro è vuoto: Gesù è risorto. E così splende la gioia immensa della Luce di Dio per tutti noi e su tutti noi.
Quanto scritto da San Paolo corrisponde all’annuncio della resurrezione
ricevuto dalle donne, come è detto da Matteo: “dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana” (28,1). Pertanto noi cristiani celebriamo la Resurrezione la Domenica, dopo la solenne Veglia Pasquale nella Notte Santa.
La parola Pasqua può essere fatta risalire al greco pascha, derivato dall’aramaico pashâ e dall’ebraico pesah. La Bibbia collega pesah al verbo pasah, che significa sia zoppicare sia eseguire una danza rituale attorno ad un sacrificio (1Re 18, 21.26), sia in senso figurato “saltare”, “passare”. La Pasqua è il passaggio di Jahve che passò oltre le case israelitiche, mentre colpiva quelle degli Egizi (Es 12, 13.23.27; cfr Is 31,5).
Il Vangelo di Giovanni riferisce di tre feste di Pasqua, che Gesù ha celebrato durante la sua vita pubblica: una prima Pasqua, alla quale era legata la purificazione del tempio (2,13-25); la Pasqua della moltiplicazione dei pani (6,4) ed infine la Pasqua della morte e resurrezione (per esempio 12,1 e 13, 1) che è diventata la “sua” grande Pasqua, sulla quale si fonda la cristianità, la Pasqua dei cristiani. I sinottici hanno trasmesso notizia di una sola Pasqua che è proprio quella della croce e risurrezione.
Nel 325 d. C. a Nicea venne scelta la data della Pasqua per i cristiani, durante il primo Concilio ecumenico della storia della Chiesa, stabilendo che la Festa avrebbe dovuto cadere la prima domenica dopo la prima luna piena dell’equinozio di primavera. Ed è per questo motivo che la data in cui ricorre la Pasqua è variabile.
La Santa Pasqua è preceduta da un periodo di preparazione fatto di astinenza e anche di digiuno che dura quaranta giorni e pertanto viene denominato Quaresima ed ha inizio con il Mercoledì delle Ceneri. L’ultima settimana della Quaresima è definita Settimana Santa, che inizia con la Domenica delle Palme, che ricorda l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, dove la folla lo accolse sventolando delle foglie di palma. Per rievocare questo avvenimento nelle chiese cattoliche, durante questa domenica, sono distribuiti ai fedeli dei rametti di olivo e palme benedette.
Il Giovedì Santo comincia il Triduo Pasquale, ossia l’insieme delle celebrazioni cattoliche che concludono la Pasqua. La mattina del Giovedì Santo, si svolge la Messa del Crisma (olio santo), durante la quale il Vescovo consacra gli Oli Santi, che serviranno durante tutto l’anno per celebrare le Cresime e i Battesimi, ordinare i sacerdoti e celebrare il sacramento dell’Unzione degli Infermi. Sempre il Giovedì Santo si ha la celebrazione della Messa in Coena Domini, che rappresenta l’Ultima Cena consumata da Gesù nella sua vita terrena. Durante questa Santa Messa si svolge la tradizionale lavanda dei piedi e, in questo giorno, è tradizione, compiere il cosiddetto giro “delle sette chiese” o “sepolcri”, andando ad adorare i sepolcri allestiti in sette chiese vicine.
Il Venerdì Santo la liturgia è incentrata sull’Adorazione della Croce e la Via Crucis.
Il Sabato Santo si tiene la solenne Veglia di Pasqua che si celebra fra il tramonto del sabato e l’alba del Nuovo Giorno. Inoltre il Sabato Santo è l’unico giorno dell’anno senza alcuna liturgia, ed è perciò detto “aliturgico”. Non può essere somministrata la Comunione e non si celebra nemmeno la Messa, si respira un profondo senso di lutto. Il Sabato Santo tutto si ferma, è un momento di riflessione e di silenzio e le Chiese si svestono dei loro ornamenti e il Crocefisso viene coperto in attesa della Veglia Pasquale che si conclude con l’annuncio della resurrezione a cui segue il suono festoso delle campane.
In Vaticano la Domenica di Pasqua si ha la più solenne benedizione pubblica con L’Urbi et Orbi pronunciato dal Santo Padre e si celebra la Messa per la Resurrezione di Cristo. L’espressione latina Urbi et Orbi significa “Alla città (di Roma) e al mondo”. La benedizione Urbi et Orbi è la prima benedizione fatta da un Pontefice, subito dopo l’elezione in Conclave, dalla Loggia centrale della Basilica vaticana. Viene pronunciata dal Papa anche nei giorni di Natale e Pasqua alla folla riunita in piazza San Pietro e in occasioni particolari. La benedizione comporta l’assoluzione di tutti i peccati temporali per tutti i presenti in Piazza San Pietro e per coloro che la ricevono per tramite dei vari mezzi di comunicazione.
I festeggiamenti per la Santa Pasqua si concludono poi il lunedì, denominato proprio Lunedì dell’Angelo per rievocare l’incontro tra le pie donne, dirette al sepolcro di Gesù, e l’angelo che annuncia loro che Gesù Cristo è risorto.
Vorrei ora riflettere sulla questione della differenza temporale tra la celebrazione della Pasqua in Oriente e in Occidente. Questa differenza è dovuta al fatto che le Chiese cristiane in Occidente, dal XVI secolo in poi, calcolano la data della Pasqua secondo il calendario gregoriano, introdotto da Papa Gregorio XIII tramite una fondamentale riforma. Pertanto la Pasqua, come ho scritto nei capoversi iniziali, viene celebrata sempre la domenica che segue il primo plenilunio primaverile. Le Chiese in Oriente invece seguono il calendario giuliano, che era in uso in tutta la Chiesa prima della riforma gregoriana e che fu utilizzato anche dal Concilio di Nicea nel 325.
L’Imperatore Costantino convocò questo Concilio con lo scopo di consolidare, data la divisione dei cristiani dell’epoca, l’unità dell’impero proprio sul fondamento della fede cristiana. Tra l’altro anche la data della Pasqua, in quell’epoca, era controversa. Infatti in Asia minore i cristiani celebravano sempre la Pasqua il 14 del mese di nisan, in concomitanza con la Pasqua ebraica e per tale motivo furono denominati quartodecimani. I cristiani in Siria e in Mesopotamia invece sono definiti proto-paschisti e celebravano la Pasqua la domenica successiva alla Pascha ebraica. Fu proprio il primo Concilio ecumenico di Nicea a regolamentare la situazione sostenendo che: “Tutti i fratelli e le sorelle d’Oriente che fino a oggi hanno celebrato la Pasqua con gli ebrei, d’ora in poi celebreranno la Pasqua in accordo con i romani, con voi e con tutti noi che l’abbiamo festeggiata con voi fin dai primi tempi”. Tale decisione comportò l’abbandono della data comune di Pasqua tra cristiani ed ebrei.
In occasione del 1700° anniversario del Concilio di Nicea, che ricorre nel 2025 le Chiese d’Oriente e d’Occidente potranno celebrare la Pasqua nuovamente insieme, lo stesso giorno, il 20 aprile. Dato che in questo stesso anno ricorre il Giubileo, si potrebbe ipotizzare che ciò possa essere anche congiuntura per il raggiungimento di una data comune della Pasqua cristiana nel futuro.
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