
È trascorso il primo mese di pontificato di Papa Leone XIV, che ha dunque mosso i Suoi primi passi nella missione affidatagli dai Cardinali che lo hanno scelto in Conclave.
Molti giornalisti si stanno affaccendando per offrire al pubblico un ritratto del Santo Padre e di quella che sarà la cifra del Suo Ministero Petrino. Io non voglio fare altrettanto, ma non certo perché mi senta migliore dei colleghi, ma perché non voglio riflettere in un ipotetico ritratto, quelle che sono forse solo le mie aspettative. Tantomeno voglio mettermi a scavare tra quelle che sono le differenze o le somiglianze con il Suo predecessore. Quest’ultima scelta è motivata dal fatto che necessariamente ciascun pontefice è differente da un altro, perché ogni essere umano è unico e irripetibile. Non mi piace però sbrigare la questione dicendo poi che: “ogni Papa è figlio dei suoi tempi”. Mi sembra infatti un’affermazione veramente semplicistica e in molti casi assolutamente poco rispondente alla verità.
Per quanto concerne il mio pensiero e il mio amore per la Chiesa non mi sento di puntare il dito contro il comportamento di uno o dell’altro dei successori di Pietro, poiché il Papa è il Papa e dunque, anche se qualche cosa non l’ho compresa e non la ho condivisa, non mi sono mai permessa di contestare le decisioni del Sommo Pontefice, neanche con acrobatici giri di parole.
Pertanto, parlando del neonato Pontefice, scriverò solo i fatti che, devo dire, già da sé stessi basterebbero per farne dei trattati. Voglio quindi soffermarmi su tre aspetti fondamentali.
In primis è importante parlare del ruolo fondamentale che Papa Leone XIV attribuisce alla famiglia, basata sull’unione di umo e donna. Lo ha esplicitato nel discorso che ha tenuto in occasione dell’udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il 16 maggio 2025, nel quale sottolinea: investire “sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, «società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società».

La centralità che il Sommo Pontefice affida all’istituzione familiare torna viva e forte nel Suo discorso in occasione del Giubileo delle famiglie dei nonni e degli anziani, il 1° giugno 2025, quando afferma: “Carissimi, se ci amiamo così, sul fondamento di Cristo, che è «l’alfa e l’omega», «il principio e la fine» (cfr Ap 22,13), saremo segno di pace per tutti, nella società e nel mondo. E non dimentichiamo: dalle famiglie viene generato il futuro dei popoli.
Negli ultimi decenni abbiamo ricevuto un segno che dà gioia e al tempo stesso fa riflettere: mi riferisco al fatto che sono stati proclamati Beati e Santi dei coniugi, e non separatamente, ma insieme, in quanto coppie di sposi. Penso a Louis e Zélie Martin, i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino; come pure i Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, la cui vita familiare si è svolta a Roma nel secolo scorso. E non dimentichiamo la famiglia polacca Ulma: genitori e bambini uniti nell’amore e nel martirio. Dicevo che si tratta di un segno che fa pensare. Sì, additando come testimoni esemplari degli sposi, la Chiesa ci dice che il mondo di oggi ha bisogno dell’alleanza coniugale per conoscere e accogliere l’amore di Dio e superare, con la sua forza che unifica e riconcilia, le forze che disgregano le relazioni e le società. Per questo, col cuore pieno di riconoscenza e di speranza, a voi sposi dico: il matrimonio non è un ideale, ma il canone del vero amore tra l’uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo (cfr S. Paolo VI, Lett. Enc. Humanae vitae, 9). Mentre vi trasforma in una carne sola, questo stesso amore vi rende capaci, a immagine di Dio, di donare la vita. […] In famiglia, la fede si trasmette insieme alla vita, di generazione in generazione: viene condivisa come il cibo della tavola e gli affetti del cuore. Ciò la rende un luogo privilegiato in cui incontrare Gesù, che ci vuole bene e vuole il nostro bene, sempre”.
In occasione del Giubileo della Santa Sede, il 9 giugno 2025, il Papa, che ha portato la Croce lignea dei pellegrinaggi di questo Giubileo, ha ancora accennato alla famiglia dicendo: “E così un padre o una madre di famiglia, che a casa vive una situazione difficile, un figlio che dà pensieri, o un genitore malato, e porta avanti il suo lavoro con impegno, quell’uomo e quella donna sono fecondi della fecondità di Maria e della Chiesa”.
Il secondo aspetto che vorrei approfondire concerne la grande attenzione e cura che Papa Leone XIV ha mostrato per coloro che lavorano al Suo fianco. Primi fra tutti i Superiori e gli Alti Ufficiali della Segreteria di Stato, ai quali il 5 giugno ha detto: “Ringrazio anzitutto il Segretario di Stato per le queste parole introduttive che ha rivolto, e per la continua collaborazione che mi sta offrendo mentre compio i primi passi di questo Pontificato. Sono molto lieto di trovarmi con voi, che offrite un prezioso servizio alla vita della Chiesa aiutandomi a portare avanti la missione che mi è stata affidata. Infatti, come afferma la Praedicate Evangelium, la Segreteria di Stato, in quanto Segreteria papale retta dal Segretario di Stato, coadiuva da vicino il Romano Pontefice nell’esercizio della sua suprema missione (cfr artt. 44-45). Mi consola sapere di non essere solo e di poter condividere la responsabilità del mio universale ministero insieme a voi. Non è nel testo, però dico molto sinceramente che in queste poche settimane – ancora non siamo a un mese del mio servizio in questo ministero petrino –, è evidente che il Papa da solo non può andare avanti e che ci vuole, è molto necessario, poter contare sulla collaborazione di tanti nella Santa Sede, ma in una maniera speciale su tutti voi della Segreteria di Stato”.

Tutte le foto sono da Vatican Media
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